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Inizia la morte


Inizia la morte *

Lo scrittore si accorge che sta morendo quando non è ancora a metà del romanzo. 
Lo comprendono prima gli occhi, che si affannano sul video, perdono lacrime, e più lo scrittore li strofina è più le lacrime scavano il viso, bruciano la carne e diventano una palude salata nelle pupille. 
Dopo arrivano le mani; smarriscono l'irrequietezza sulla tastiera, le dita cadono tra le lettere, annaspano, e infine conoscono muta tregua. 
Si dice che quando un romanzo è terminato, muore per l'autore e vive altre vite per ogni lettore; questo lo scrittore non sa, ma lasciare incompiuto il desiderio degli ultimi anni, non dare sepoltura ai personaggi, lo riempie di sgomento. 
Lo scrittore teme di morire prima della morte del suo romanzo. 
Della sua debolezza approfitta una mano, una sola, l'altra ancora in simbiosi con il mouse, si libera dall'ultima frase incompiuta e gli corre al petto. 
Dov'è il tuo battito, chiede mentre sale alla gola, dov'è la tua vita. 
Lui non risponde. 
Cerca una parola sullo schermo, almeno una, trova contorni sfuocati e scopre di non ricordare cosa ha scritto. 
Mentre la memoria diventa nera, apprende come si dissolve l'ispirazione, tutta, e allora, tra le sinapsi superstiti, trova un pensiero fragile, inatteso; forse è questo il romanzo più autentico mai scritto, proprio perché è incompiuto. 
Così deve essere narrare una storia, senza risoluzione della trama; scritta per come davvero viviamo, noi che siamo racconti spezzati, e all'improvviso finiamo, senza possibilità di completare i nostri progetti. 
Sì, dice lieve, forse non c'era altro da scrivere; si lascia andare all'afa del respiro, al sorriso freddo del cuore, termina se stesso. 
E il romanzo ha inizio.




[* da "Sotto la terra qualcosa campa" - Prefazione - di Giovanni Sicuranza]

[immagine: Wolfgang Lettl - "Die Verwandlung", 1977]

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