Bio Age - Giovanni Sicuranza
Guarda il cervo, dico al mio cucciolo, leggero, cauto, per non smarrire gli altri animali.
Siamo accovacciati fianco a fianco tra i cespugli della baita dei nonni.
È un bambi, gongola lui.
È felice, di quella prevedibile e confortante felicità dei nostri figli alla vista di piccoli di altre specie, purché antropomorfizzabili, trasformabili in peluche o personaggi da cartoni animati.
Appoggio il braccio libero dal binocolo intorno alle sue gracili spalle, lui capisce e non si muove.
Non applaudire.
No, papà.
E non chiamarlo.
Uh, uh.
Bravo.
Però è bello.
Il bello del cervo, di questo cervo, sono gli occhi.
Enormi, senza fondo.
Due simmetriche cavità in cui stanno banchettando i corvi.
Piume frementi di nero dentro orbite nere.
Il cervo se ne sta sdraiato su un fianco e altri corvi, metodici, srotolano il suo intestino sull'erba.
A vederlo estendersi così, sembra un serpente insanguinato che esce dalla tana per esplorare il territorio.
Credi che rimarrà qualcosa per me?
Non ti bastano i cuccioli di volpe?
Papà, dai, quelli li abbiamo presi due giorni fa, sono già puzzosi!
Calo lo sguardo sulle sue guance ripiene di grasso.
Un piccolo, tenero uomo, questo figlio mio.
Sicuro che sono già passati due giorni?
Lui torna a sorridere al bambi e non risponde.
D'accordo, dico.
Mi alzo in piedi, urlo sciò una volta, due, i corvi hanno un verso che graffia il vento e nessuno di loro mi guarda.
Quelli negli occhi del cervo se ne vanno, rimangono in tre, con gli artigli ben piantati nel serpente intestinale.
Sciò, sciò, basta!
Crack!
Le ali vorticano, notti senza luna, le loro pupille buie sono nelle mie.
Scrutano, tagliano, penetrano.
E comprendono chi è il predatore più forte.
Al tramonto siamo già sul sentiero del ritorno, la carcassa del cervo sulle mie spalle, mio figlio che ogni tanto raccoglie frattaglie e le ripone nell'addome come meglio riesce.
Mamma sarà contenta del mio nuovo pupazzo, vero?
Sì, dico, curvo.
Il sudore dalla fronte mi entra in bocca, forte, salato.
Sì, mio cucciolo, altro che quella robaccia sintetica dei peluche.
Questo bambino mio che cresce sano, bio integrato con la natura, mi fa sentire il mondo leggero.
E allora rido e lui ride e il cervo sussulta con noi.
Il sudore dalla fronte mi entra in bocca, forte, salato.
Sì, mio cucciolo, altro che quella robaccia sintetica dei peluche.
Questo bambino mio che cresce sano, bio integrato con la natura, mi fa sentire il mondo leggero.
E allora rido e lui ride e il cervo sussulta con noi.
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