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Rosa dei silenzi


Rosa dei silenzi - Giovanni Sicuranza

E brava Rosalinda, che prima inzuppa le labbra nel brodo vegetale, poi le morde, lenta, fino a trovare il sapore del sangue. 
E socchiude le palpebre, le iridi piene di grigio, che nemmeno i quarti di luna sanno tanto di poesia. 
E geme, bella come geme; la natura mica conosce un suono così fragile e pieno e 
il vento si fa muto e il giorno perde la vista. 
E' notte quando Rosalinda inizia la giornata, ancora è notte quando la termina dentro la bara di raso.
A volte Rosalinda sente il richiamo della predazione. 
Scosta una tendina, gela i vetri con l'assenza del respiro, e la finestra non basta più a contenere la sua ombra famelica. 
Però si trattiene. 

Lungo le strade non ci sono più mammiferi caldi. 
La sua specie preferita si è trasformata. 
Sì, migra ancora da un luogo all'altro della città, ma si è fatta frenetica, silenziosa. 
Il sangue dell'Homo Sapiens ha perso di consistenza, il suo sapore è acido e sospettoso.
La carne è coriacea, fa male solo ad annusarla. 
Non è possibile adattarsi a questo nuovo ambiente. 
Rosalinda, ultima sopravvissuta degli antichi predatori, lo sa.
Non rimane curiosità per un vampiro come lei, altri sono i miti, altre le paure da rincorrere.
Ecco perché è brava Rosalinda.
Perché conosce l'estinzione e non si dispera. 
Anzi, se dall'alto del palazzo popolare scorge una preda perduta, la osserva immobile fino a quando svanisce nel nulla. 
E in quel nulla le sussurra un sorriso di compassione. 

  

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