Il passo breve della notte - Giovanni Sicuranza
Già è buio, nonostante la primavera e l'ora legale, e il buio è già denso, nonostante il lavoro iniziato presto. L'orto si inclina appena verso la vallata del cimitero e lei sente la mano pesante, dolente, come un fantasma venuto a reclamare quiete. Lascia cadere la vanga sul campo di asparagi e si avvicina all'odore acre del marito.
- Caro, mi sa che ci siamo spinti oltre.
Non guarda lungo la vallata, sa che nemmeno lui lo sta facendo, lo sa anche se riesce a scorgerne solo un profilo di penombre; penombra morbida della sua barba, penombra tagliente del suo naso.
Nessuno di loro ha voglia di guardare una notte cieca.
- Sì, il tempo è volato, come in un racconto.
- Dici che avremo fortuna?
- Con l'orto?
Pausa. E' una notte piena, questa, così piena da non lasciare respiro ai suoni.
L'uomo si volta verso il chiaro-scuro della moglie, le offre una mano. La moglie la accoglie, grata, come un sorso d'acqua dopo tanto sudore.
- Non so - il tono di lui, cauto, fragile - E' che siamo in un racconto, tesoro. Tutto termina prima di darci il tempo, come riuscire a finire l'orto entro il tramonto. Credo sia per questo che alla gente non piacciono i racconti, si concludono in fretta - la mano di lui, tepore di calli e cicatrici, ferma in quella di lei - anche quando sono più intensi di un romanzo.
Pausa. E' una notte spenta, così spenta da avere lasciato la luna per le notti successive, se altre notti ci saranno.
- Dunque è così; davvero uno scrittore come Sicuranza, così pieno di racconti, insomma, con così tanti racconti, non potrà mai avere successo.
- Non saprei, tesoro, magari questo potrebbe essere un altro spaccato del racconto "Il Grande Geronte" e noi siamo qui, avvolti non dalla notte, no, ma sul fondo buio della fossa infinita.
- Oddio-dio, dai, adesso dimmi che scherzi.
- Certo, era solo per richiamare quella storia al lettore, sai, tutto il ciclo di "Nostra Signora della Fossa" scritto da Sicuranza; comunque, per sopravvivere in un ambiente così nero e umido, come una fossa, dico, come una tana, dovremmo essere, che so, ah, ecco il colpo di scena, una coppia di aracnoidi.
- Ragni? Noi? Smettila, ti prego, che schifo.
La mano di lei si ritrae da quella di lui, ora così piena di peli, ora così lunga, e le dita di lui, così forti, la ghermiscono prima che possa staccarsi.
- Tranquilla, era solo per dirti come un racconto racchiude sviluppi per altri; altre trame, altre prospettive. E' uno scrigno di sorprese. Potremmo, che so, essere i fantasmi di Cesare Paladino.
- Ah - sospira lei, spezzata, ingoiata nel buco nero della notte - O'traghétt, l'ultimo personaggio di Sicuranza.
- Sì, solo che, vedi, lui è morto, il medium è morto, e noi siamo qui, nel buio dell'oltre, ad attenderlo; solo che non arriva.
Pausa. E' una notte di attese dilatate e sospese, come il cercarsi degli amanti. Lei vorrebbe gli occhi di lui e sa già che dovrà solo immaginarli, in tutto questo nero dovrà solo ricordarli e desiderarli.
- E perché O'traghett non arriva?
- Non so, tesoro, forse perché oltre la morte c'è solo il nulla e noi non siamo fantasmi che aspettano il fantasma del loro medium; noi esistiamo ancora perché qualche lettore ha letto "Infine", il racconto di Cesare Paladino, di come muore di inesistenza, e ne conserva la memoria. Noi siamo la memoria di una memoria.
- E' tremendo, tra poco nessuno si ricorderà di lui e allora anche noi saremo niente, il niente di questa notte.
- Non accadrà se è stato un bel racconto, tesoro.
- Temo la tua illusione, caro; nessuno scrittore può diventare interessante, noto, se scrive solo racconti.
- Ray Bradbury, George Saunders; sono tra i più grandi scrittori di narrativa di questi tempi e hanno narrato migliaia di racconti.
- Non in Italia, però, non accade in Italia; qui il racconto è la notte del romanzo.
- Succede oltre i nostri confini, tesoro, e forse, da qualche parte nella Narrativa, anche questo racconto sarà il piacere di un lettore - la mano di lui avvolge quella minuta di lei e ha il calore di un nido - Forse, chissà, attraverso Facebook ci sarà una grande condivisione; ma non ora, non oggi.
Pausa. E' una notte che non finisce, questa, perché non seguirà un'alba, non ci sarà un nuovo giorno. E' solo un racconto, una bozza, persino, troppo breve per un dopo.
Lei e lui lo sanno, mano nella mano a infrangere il buio.
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