Nessun caso per il commissario Massimo Riserbo - capitolo terzo o della fiaba fallita
Giovanni Sicuranza
Schiacciato tra le valanghe dei tuoi respiri, è al tempo che pensi.
Il corpo che preme contro la porta, ogni poro della pelle che vorrebbe essere ventosa sul suo metallo, la maniglia che morde la schiena, in basso, dove è più debole, e fa male, un male rene.
Ascolta il diaframma, Massimo Riserbo, che sale, che scende, su e giù membranoso, ansia e sudore, flip e flop, ecco le lancette del tuo nuovo tempo.
Quanto tempo ti rimane, da quanto tempo sei in questa casa. Pensa di corsa, pensa affannato.
In che tempo ti trovi.
Volti la testa, quel tanto che puoi senza staccare il corpo dalla solidità materna della porta, e, dalle gocce di vetro del lucernario, tra la pioggia, la vedi.
La luna; l'ovoide assembrato dei crateri si è spostato ancora, nera pupilla in iride grigio, e adesso fissa la casa, è a pochi metri da te, ma così non può essere, perché nel tempo che vivi la luna è oltre, non ricordi quanto, ma sai che la distanza dalla Terra è tanta, anzi, aumenta anno sopra anno.
Allora in quale delirio ti ha messo l'autore? Una luna così vicina è di un passato molto, molto lontano.
C'era una volta una casa in mezzo alla morte e in quella casa c'era un signore, che, chissà perché, pur facendo il commissario, non si era accorto che nel giardino, senza alberi, senza colori, c'era una donna ferita, una principessa, e che c'era anche un gatto nero, l'elfo del suo focolare, seduto sullo steccato, sotto una luna obesa e spiona.
Certo, questo rattoppato orrore potrebbe essere una fiaba di Sicuranza. Un non-sense anacronistico. Del resto, i trattori non fanno rumore di calabroni preistorici, non più, guidare un trattore oggi è trend, un conforto di ammortizzatori e silenzi; questo motore che si avvicina non può essere di un trattore.
E allora? C'era una volta un contadino brutto e arrapato, che voleva tutta la terra della casa e voleva anche tutta la principessa, sposarla e diventare il nuovo re, il ricco re, ma, siccome lei non lo amava, una notte decise di possederla e poi, siccome lei piangeva alla luna, e siccome la luna si avvicinava per aiutarla, la investì con il suo vecchio trattore, modello due cavalli & trenta bufali. Il gatto, però, fece un'acrobazia sullo steccato, una magia del passato. e chiamò nel mondo fiabato niente-poco-di-meno-che Massimo Riserbo, perché salvasse la fanciulla con un bacio.
Figuriamoci, adesso chiediti cosa ci fa in una casa estranea, assediato da una luna viva, da un occhio fetente di luna, un commissario noir come te, uno tipicamente noir, con dignità da “Era una notte buia e tempestosa”, mica quelle tiritere di “C'era una volta”. Chiedilo all'autore, e già che ci sei, per compiacere chi legge, ricorda di intercalare la domanda con “cazzo fai”. Sei confuso, in stallo narrativo, però è lo stesso, urla, Massimo Riserbo, fai decollare il tuo diaframma, anche se l'autore non ti sente. E' andato altrove, il vigliacco, a cercare soluzioni alternative, a circuire altri personaggi, indifferente a questa tua agonia.
N.d.A.: capitolo ultimo pubblicato su Facebook; ci sarà altro, troppo altro, graziosamente celato, per l'edizione con Chissà-chi; infine, un libro ennesimo che nulla aggiungerà all'offerta quotidiana, sovrabbondante, di fugace narrativa. Mi ritiro per continuare, statemi come vi pare, до свидания.
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