Fine
Giovanni Sicuranza
- Non parlarmi più.
- Perché?
- I tuoi silenzi fanno male. E nelle tue parole non c'è più desiderio.
- Mi dispiace. Se vuoi, però, noi possiamo, ecco, noi, se vuoi.
- Possiamo essere amici, è questo che stai per dirmi.
- Ecco, sì, se vuoi.
- Tu credi? Davvero, intendo, oltre la frase di circostanza, tu credi che possiamo essere amici spontanei, veri; fingere di non sapere che tu sai e che io so. Che la mia passione soffoca qui. Non offendermi con il surrogato ipocrita di una consolazione.
- Meglio che perdersi, penso.
- Molto meglio perdersi, invece. Meglio perdersi che invocare l'amicizia come via di fuga dalle passioni a senso unico.
- Allora finisce così?
- Sì. Senza finzioni, senza usure di sospiri e imbarazzi.
- Ma non è un racconto nello stile sicuranziano.
- Ah, in che senso?
- Nessun colpo di scena. Niente sangue. Nessuna morte.
- Ti sbagli, è appena morto un desiderio. Ecco perché interessiamo a Sicuranza.
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