Nonostante viva a meno di cinquanta metri dalla villa dell’architetto, Maria Vigilata, vedova in Orecchio, non si accorge del fumo che rotola nell’aria e arriva alla porta della sua casa in un pugno nero e denso. Nel tardo pomeriggio di questo giorno, mentre le ombre stanno entrando nel paese di Sotto Sotto, Maria in Orecchio è intenta a spiare il soggiorno del suo vicino, dall’altra parte della collina, e le mura in legno coprono ancora il fumo che esce dalla parte opposta. Si trova lì, attenta ai fatti altrui, come del resto è sua abitudine, concentrata nel carpire ogni segreto di Massimo Restauro. Perché lei sa che c’è qualcosa di losco in quest’uomo immorale, tanto da avere trasportato le cose dei morti nella sua dimora. I morti e le loro cose non si toccano, lo ha detto anche don Dino nell’ultima omelia di domenica. I morti hanno il loro territorio e i vivi possono solo essere ospiti transitori e discreti. Che non si mescoli il respiro all’immobilità, la vista alla cecità,...
percorsi a singhiozzo nella landa di Neurotopia