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Visualizzazione dei post da ottobre, 2014

Mani

Mani - Giovanni Sicuranza A mani in tasca, meste in un soprabito colore cenere, l'uomo se ne va. La testa china sotto pensieri densi, affannati come banchi di nebbia, nemmeno mormora addio alla donna che piange. Ne fa scivolare i gemiti lungo le pieghe del soprabito, fino a quando cadono, spezzati sulle mani rigide, gonfie, dentro le tasche. Così lascia la donna, la lascia accucciata nel fango , a svuotare carne e sangue dai polsi mutilati. [immagine: " Uomo di spalle ", acrilico di Antonio Triventi]

A pelle

A pelle - Giovanni Sicuranza   Indossa bottoni neri ai polsi. Uno a destra, uno a sinistra. Niente polsini. I bottoni sono disegnati sulla pelle, indelebili e bui, gonfi sopra i profili pesanti delle vene. Indossa sempre i soliti bottoni ai polsi. Un giorno, forse, si deciderà ad aprirli.  

Storia d'infanzia

Storia d'infanzia (da "Sotto la terra qualcosa campa") - Giovanni Sicuranza Quando inizia questa storia lui è ancora un bambino.  I suoi genitori hanno nomi che non importano, seppelliti sotto la terra, allontanati dalla vista della gente mentre la morte ne trasforma i corpi già ghermiti dal virus del sangue.  Il bambino è cresciuto solo, veloce tra gli stenti, più rapido di un racconto, e gioca con il virus che si porta dentro. Non va a scuola, non esistono scuole in questo tempo senza economia, però ha imparato a leggere dai necrologi, mentre la pandemia uccideva la città, e ha conosciuto nomi e foto delle persone di cui ne piangono la morte i cari parenti . L'ultimo necrologio la città lo ha dedicato a se stessa, prima di esalare le luci e incendiarsi con i gas del sottosuolo, usciti a squarciare l'asfalto come in un ventre putrefatto.  Il ragazzo si lava nel sangue dei cadaveri, tronchi rigidi abbandonati nelle loro vermiglie maree, e prosegue

Tempo al tempo

Tempo al tempo - Giovanni Sicuranza Il sangue, corposo, mesto, se ne va; il punto di non ritorno è ai piedi della donna, nudi, diafani, là dove una pozza scarlatta soffoca il pavimento in alta marea di morte. I polsi interrotti dai tagli giacciono sul grembo di lei, e sono grigi, sono esausti; dentro, nelle ferite, è frenesia di agenti della coagulazione, di anticorpi inesperti, di grassi macrofagi. State tranquilli, sussurra la donna, ne abbiamo per poco. Lei non perde sangue. E' il sangue a perdere lei. E non perde la vita, perché dalla vita è stata sempre abusata. Tra qualche giorno mi troveranno, richiamati dall'odore come predatori di carogne; un sospiro, forse non dalle sue labbra, forse appena più in basso, dal fagotto sulle gambe; illusi, la puzza più subdola è quella del mondo, tenace sulle maschere della gente. Reclina il capo, leggera, il disegno di un sorriso a tratto lieve, gli occhi grandi sul corpicino appassito. Stai tranquillo, tesoro, muori com

Crescita style

"Crescita".   Ripropongo cinque capitoli-racconto dalla sezione "Crescita" perché introducono uno dei protagonisti più giovani (psicotici e, ritengo, veri) e perché segnano una svolta nelle pagine del romanzo "Sotto la terra qualcosa campa" (allora si chiamava "Nostra Signora della Fossa", titolo più adatto ad uno noto formaggio romagnolo, credo) Insomma, dopo non è stato più lo stesso, le pagine hanno preso il colore della fuliggine e la fragile consistenza della pelle secca e caduta. Se avete tempo e voglia di svelare sudari, queste sono lapidi narrative: http://sicuranza.blogspot.it/2014/06/sotto-la-terra-qualcosa-campa.html http://sicuranza.blogspot.it/2014/01/crescita.html http://sicuranza.blogspot.it/2014/06/e-solo-una-ghiandaia.html http://sicuranza.blogspot.it/2014/06/nel-vento.html http://sicuranza.blogspot.it/2014/06/il-corso-della-vita.html Grazie. Giovanni Sicuranza