Nuovo incipit - Giovanni Sicuranza
La tempesta giunse di corsa.
Scavalcò le montagne, calpestò i boschi, sguazzò nei fiumi con scarponi da bambina, e saltò dentro la valle, gravida di entusiasmo, al massimo della piloerezione.
Nel paese si bloccò, stupita, stordita,
smarrita.
Provò a scoperchiare il tetto di un ristorante, entrò nel cinema, lo sbriciolò, ansiosa.
E niente.
Non c'era luce.
Tutto, intorno, si era fatto
buio,
così nero che anche lei si spense.
Tornò da dove era venuta, le mani in tasca, la delusione in ogni sfiato di energia mentre comprendeva cosa era accaduto.
Di nuovo lui.
Zoppicò davanti all'unica finestra accesa, gli occhi bassi, attenta a non incontrare quelli lucidi di ispirazione dello scrittore, e, come le capitava ogni volta che attraversava l'oscurità delle sue trame, pensò di suicidarsi in una galleria del vento, tutto pur di non rileggere il solito incipit:
"Era una notte buia e tempestosa".
Scavalcò le montagne, calpestò i boschi, sguazzò nei fiumi con scarponi da bambina, e saltò dentro la valle, gravida di entusiasmo, al massimo della piloerezione.
Nel paese si bloccò, stupita, stordita,
smarrita.
Provò a scoperchiare il tetto di un ristorante, entrò nel cinema, lo sbriciolò, ansiosa.
E niente.
Non c'era luce.
Tutto, intorno, si era fatto
buio,
così nero che anche lei si spense.
Tornò da dove era venuta, le mani in tasca, la delusione in ogni sfiato di energia mentre comprendeva cosa era accaduto.
Di nuovo lui.
Zoppicò davanti all'unica finestra accesa, gli occhi bassi, attenta a non incontrare quelli lucidi di ispirazione dello scrittore, e, come le capitava ogni volta che attraversava l'oscurità delle sue trame, pensò di suicidarsi in una galleria del vento, tutto pur di non rileggere il solito incipit:
"Era una notte buia e tempestosa".
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