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Il sangue e il libro



Il sangue e il libro - Giovanni Sicuranza


Non c'era solo il fiume, quell'inverno. 
Spume di nebbia zittivano l'acqua, assolute, tiranne, fino a prendere le montagne sullo sfondo, fino a dissolverne la solidità vecchia di millenni, canuta di neve.
Quell'inverno mi sposai sul pontile di marmo, dito teso tra i passi dei vivi e il vento dei morti. 
Io c'ero, lei c'era. 
Ci unimmo per sempre, la strega del fiume ed io, e fu un incontro pieno di lacrime. 
Piangevano gli invitati della sposa e piangevano le donne e i bambini di Lavrange, quelli sopravvissuti all'epidemia almeno, e sospiravano, tutti, anche i miei amici, persino quella roccia di mio padre. 
Il fiume si nutrì di nuova nebbia, crebbe e divenne adulto.
Fu quello l'inverno in cui il romanzo "Sotto la terra qualcosa campa" ebbe inizio.

***

Mentre lo scrivevo, la mia moglie, ragazza nei secoli, si nutriva di aminoacidi, ramificati come i nostri alberi vigorosi e di foglie denudati. 
Diceva che questi aminoacidi sono cancerogeni, che la carne d'uomo è più tenera, ma fragile, e più nociva, colonizzata da miliardi di saprofiti e, ormai, anche dai figli del virus che aveva spezzato le vite di Lavrange. 
E lei, di rimanere incinta del virus o di me o di altri maschi dei mammiferi del mondo, proprio non voleva saperne. 
Mi chiamo Nostra Signora della Fossa, uomo, diceva, e mai perderò il bene più prezioso di una femmina. 
Ce ne stavamo spesso così, seduti sul pontile come intarsi di carne pallida, e tra noi la nebbia lattiginosa rotolava a gomitoli densi. 
Io bevevo il vino rosso, sangue delle terre nostre, il calice che oscillava tra il legno umido e le labbra, e fingevo di non curarmi di lei che allargava le gambe lasciava il mestruo fluire nel fiume.
E' questo il potere della femmina, diceva, e che era vero lo capivi dal silenzio che calava dal cielo come religione.
Noi siamo in sintonia con la natura, segniamo il suo tempo, lo conosciamo, e lo facciamo con il ritmo del nostro sangue, diceva, piano.
Poi diceva un'altra cosa, ma, ogni volta, prima aspettava che il fiume sotto le gambe arrossisse di lei.
Noi sanguiniamo ogni mese, uomo, e mai moriamo.  

***

Ti senti mai solo, Dog? 
Io dico che più sai di vecchio e più ti fai curvo e, beh, se vuoi la mia opinione, succede perché il mondo ti diventa sempre più stretto intorno.
Dog ansima, lo fa da quando me l'ha lasciato a strega, troppo impegnata a nutrirsi di lettori per crescere ancora con lui.
La colpa era avvenuta dopo la pubblicazione del mio romanzo. 
“Sotto la terra qualcosa campa” aveva spinto centinaia di curiosi a visitare le memorie putride di Lavrange e lei, per ristabilire l’equilibrio demografico del cimitero, aveva dovuto iniziare a nutrirsi di loro. 
Mah, sorseggio il solito rosso, tutta l'uva schiacciata alla morte per la mia sete, e mi accorgo di un ventre sodo di femmina che si allarga sul vetro del calice.
È solo un riflesso, una spina di ricordo che penetra nella carne, la strega non esiste più, lo diceva che la carne d’uomo è marcia. 
Nostra Signora della Fossa è morta e con lei è cessato per sempre tutto il suo sangue di femmina. 
Allora faccio come Dog, faccio che ansimo e intanto seguo il saliscendi del ricordo di lei e intanto mi aggrappo al cuore con la mano libera dal calice.
Non è amore, Dog, alla mia età non più; questo è il dolore di un infarto; ah, certo che sì, sembra di avere ancora il cuore infranto. Sembra ancora il potere di una femmina sul mondo, amico mio.

pausa, breve, lo spazio appena per Dog che ansima e per me che rantolo 

Va bene, amico, dico.
E me ne vado così, 
così di carne e memoria come ho vissuto.







-dedicato ai romanzi gotici moderni “Sotto la terra qualcosa campa” e “Il dipinto”; Youcanprint Editore; 2016. Dedicato ai respiri sul mondo di ogni artista e di ogni lettrice e di ogni lettore che crede nella mia narrativa. 
Grazie. 
Giovanni Sicuranza

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