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L'ovvio


L'ovvioGiovanni Sicuranza


- Prego, si accomodi. 
- Buonasera, dottore. 
- Buonasera a lei. Allora, mi dica, il motivo per cui è qui?
- Non lo sa?
- No, mi scusi, analizzo le cartelle al momento della visita. 
- Peccato. 
- In che senso?
- Nel senso dell'ovvio. Peccato non conoscere l'ovvio. 
- Uhm, si metta comoda, la prego. Sta sudando. 
- Acuta osservazione, dottore. 
- Che farmaci prende?
- Fino a ieri la vita. A piene dosi. 
- Non la seguo. 
- Meglio. Non mi segua se non vuole esaurire anche la sua confezione. 
- Senta, c'è gente, fuori, gente che aspetta, la prego di. 
- Alla fine, sono tutti qui per lo stesso motivo. 
- Sì, lo avevo intuito. L'ovvio, no?
- Ecco. L'ovvio. 
- Provi a usare un sinonimo, signora ... uh, signora Unica ... Unica Certezza?
- Buffo, vero? L'unica certezza è l'ovvio. Sono da lei perchè è un medico legale. Ieri assumevo la vita nella presenza dei figli. Oggi, eccomi, a farmaco scaduto. L'ovvio, caro dottore, è che muoio. 
- Signora, ehm, Certezza, mi scusi, è tardi e devo. 
- Questa mattina ha fatto l'autopsia su due bambini. Per lei ero una presenza tra le tante, chissà quante ne vede. Persone in attesa davanti all'obitorio, immobili come salici neri. Alberi già cadaveri, abbattuti dal dolore.
- Mi dispiace, signora, io.
- Ha visto le lesioni dei miei figli, no? Morti nell'incidente stradale. Mi chino a raccogliere il cellulare, perdo il controllo dell'auto. Poi l'albero. Un attimo tra la vita e la morte. 
- Mi rincresce.
- Non capisce. Altrimenti saprebbe perchè sono qui. Ho un'emorragia all'addome, interna. 
- Ma.
- No, non si alzi, dottore. Niente soccorsi. Sono appena fuggita dall'ospedale. 
- Signora Certezza.
- Per avere la certezza che mi veda morire. Che prenda il mio cadavere e lo esamini, come ha fatto per i miei figli. Lei li ha visti dentro come mai nessuno, nemmeno la madre, e voglio che sia lo stesso per me. Dottore, comprende, lei svela il nostro intimo; lo apre e non lo condanna.

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