De rerum bellico - Giovanni Sicuranza
- Hai saputo? "Sotto la terra qualcosa campa" esce tra pochi mesi.
- Ci riguarda, mandibolina mia?
- Certo che con te ci vuole proprio una pazienza infinita. Dicono che la morte è trasformazione, la spacciano persino per necessità evolutiva, ma tu sei l'eccezione. Il romanzo non sarà niente di che, al solito, il punto è che si narra anche della strega, di Nostra Signora della Fossa.
- Bene, mandibolina mia, la aspettiamo al varco dei mondi e le rendiamo pan per focaccia, coperto incluso.
- Ascolta, cranio vuoto, io intendo dire
- No, ascolta tu, mandibolina. Nei romanzi, nei film, gli spettri fanno fuori le persone come stecchini e nessuno trae la conseguenza più ovvia; non gli spettatori, non i lettori, ehm, scrittori e sceneggiatori, poi, te li raccomando.
- Questo è vero; non gli spettri, soprattutto.
- Già, quanta idiozia in questo narrare. Uccidono pagine di uomini, massacrano pellicole di ragazzini, ma, dico, poi mai uno di questi assassini dall'oltretomba che si guarda le spalle. Con tutte le morti che procurano, con la loro dogmatica vendetta, mai uno che si rende conto di avere creato schiere di nuovi spettri.
- Spettri rancorosi, deceduti di morte violenta; spettri che hanno tutta l'eternità per vendicarsi proprio di quei fantasmi che li hanno privati della vita.
- Allora aspettiamo che esca la strega, lei che ci ha ucciso a pagina sette e nove del nuovo romanzo di questo Sicuranza; le mordo i denti marci, li stacco uno ad uno, lo faccio nei secoli dei secoli.
- Uh.
- Beh?
- No, aspetta, teschio vuoto, cercavo di spiegarti prima che mica esce lei, la strega, no; ti avevo detto che esce "Sotto la terra qualcosa campa", non hai sentito il virgolettato? Tra pochi mesi esce solo il romanzo del solito Sicuranza.
- Oh, io che credevo, insomma, "Sotto la terra qualcosa campa", eh? Allora sai che ti dico, mandibolina mia?
- Sono tutta un lobo temporale.
- Possiamo tornare alla nostra tanatometamorfosi. In quel libro ci siamo stati, non ha spessore, è un ectoplasma narrativo, non lascerà impronta, memoria, niente di niente, rimarrà esumato nell'oblio del virtuale. E noi mai, mai più, ritroveremo Nostra Signora della Fossa.
Nota dell'autore.
Scrivevo questo post nel 2014, lo ripetevo nei primi mesi del 2015.
Questa mattina annuncio afflitto di avere davvero digitato "FINE", ultima riga dell'ultima pagina.
Teso a terminare il romanzo, con un traguardo mai tanto lontano rispetto alle altre opere, in parte perché a tratti mi sono smarrito, in gran parte per un'attività lavorativa intensa, soprattutto mentale, e che lascia residui di spazio all'energia richiesta dai personaggi, ora che ho terminato "Sotto la terra qualcosa campa" mi sento spaesato.
Forse un'opera così avrei dovuto portarla sempre con me, in continua evoluzione anche nel post-mortem.
Comunque non è ancora definitiva: occorre riassemblare il puzzle - la trama ha la particolarità di essersi sviluppata tra racconti spezzati, spesso non correlati, scritti anche a distanza di anni (tra il 2013 e il 2016) - una sfida non da poco, non per me, almeno, dare una coerenza e molti finali a sorpresa a tutti questi personaggi.
L'impianto corale è stato un esperimento.
E oggi sembra funzionare bene. Molto bene.
L'impianto corale è stato un esperimento.
E oggi sembra funzionare bene. Molto bene.
Ah, poi occorrerà trovare un Editore.
O forse lasciare perdere - chi si azzarda ad un rischio commerciale così elevato che è implicito nella mia narrazione? L'esperienza passata insegna -
e andare dritti dritti alla auto-pubblicazione.
O forse lasciare perdere - chi si azzarda ad un rischio commerciale così elevato che è implicito nella mia narrazione? L'esperienza passata insegna -
e andare dritti dritti alla auto-pubblicazione.
Peccato per un'opera così intensa.
Peccato che rimanga orfana di un valido Editore.
E, soprattutto, accidenti, peccato averla terminata.
Giovanni Sicuranza
[al link
l'ultima colonna sonora con cui ho concluso il romanzo]
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