Sesta prospettiva - in folle - dal romanzo "Nessun caso per il commissario Massimo Riserbo" - Giovanni Sicuranza
Se la mano fosse come questa trama, non tremerebbe tanto mentre legge il rapporto sul suicidio dell'uomo.
Però Massimo Riserbo ha riconosciuto subito la vittima nel bianco e nero sgranato, in questo volto lungo da cavallo bastardo.
Devi stare calmo, si scrive proprio così, c-a-l-m-o, rileggi la parola, è un aggettivo qualificativo, e tu, Massimo Riserbo, ricorda che il nostro romanzo necessita della qualificazione del tuo protagonismo.
Quest'uomo è morto carbonizzato nel rogo del suo appartamento,
e sappiamo che faceva il liutaio,
e sappiamo che era sospettato della morte della moglie,
forse dei figli.
La mano suda sulle parole del rapporto.
Aspetta, quest'uomo ha frequentato mia figlia per anni, ah, poteva fare lo stesso anche a lei.
Il commissario del noir balza dal letto e con lui si sveglia anche l'alba del Sahel, un sussurro di luce primitiva che si esce dalle lenzuola e si allunga sul pavimento.
Al loro fianco, Magnifica Alfa ancora giace supina, sudata, soddisfatta.
Il capitolo del sesso è appena terminato e una parte di Massimo Riserbo vorrebbe tornare indietro nelle pagine, rivivere la passione con questo esemplare superbo di femmina sapiens sapiens; invece indossa il trench, sistema il borsalino sulla testa con inclinazione di trenta gradi rispetto all'asse sagittale de corpo o, se preferite, alla radice del naso, accende la pipa e
No, non va in bagno.
Non fa colazione.
In genere queste azioni mancano nei classici del noir.
- ... zzo - ringhia, la vescica che esplode, l'ampolla rettale intasata, lo stomaco desertico - Però nel capitolo iniziale mi hai fatto almeno pisciare.
Vai oltre, Massimo Riserbo, la trama deve proseguire, c'è già stato questo interludio di amore e morte; la tensione del romanzo è tesa come un trampolino in attesa.
Lui ha una convulsione, rapida, a stento smorzata dalla volontà.
Ecco, i tuoi giochi di parole sono un solletico per le vesciche, mi sa che mi piscio addosso.
Senti, magari, guarda, ti propongo un'appendice a fine libro, lì potrai rinchiuderti per tutti i tuoi bisogni e il lettore non sarà obbligato a leggerti.
Lui accenna a un sì, così lieve che potrebbe essere solo la pulsazione di una giugulare allo splendore del sole d'Africa.
Il villaggio turistico è già sveglio, probabilmente non dorme mai davvero, occorre continuare l'indagine, ma, prima, Massimo Riserbo si dilunga in questo paragrafo a deporre un pensiero per la figlia.
Loredana.
Stronzetta anarchico-iper-comunista fuggita a sedici anni da mamma e papà. In giro a frequentare delinquenti privi di autorità, in fondo sono lieto se stava per cadere nelle mani del liutaio, persona quantomeno di facciata rispettabile.
No, commissario, così non funziona.
Come?
Se pensi così non crei empatia con i lettori.
mmmh, Magnifica Alfa si gira verso il lato del maschio, allunga una mano, capezzoli in un'alzabandiera velata di pulviscolo solare, e ancora dorme.
Massimo Riserbo deglutisce un respiro, uccide un'erezione, quindi sbircia sotto le vesti della finestra della stanza.
Il giardino ha movimenti pigri, un tipo in tuta verde scarafaggio innaffia le piante, a buona distanza dalle corolle; è come un personaggio irrigidito nel rallentatore o nella paura.
Saranno piante carnivore, deduce il commissario di tutti i noir, mi hanno detto di una zona dove le piante non sono affatto vegane, nemmeno vegetariane, anzi, apprezzerebbero la cucina toscana.
Lascia andare la tendina e torna al rapporto.
Che strana morte, però, chissà se è suicidio o cosa.
E c'è il particolare del violino. Legno bello risparmiato al rogo.
Ah, povera figlia mia, così lontana, così dedita ad infrangere le regole, e invece perde la testa per questo assassino, per questo figlio di noto industriale.
Non voleva chiamarla Loredana, ma sua moglie all'epoca era in piena maionese mentale per quella cantante, la Berté.
Lui avrebbe preferito Olivia, come la fidanzata di Braccio di Ferro, magari un giorno avrebbe trovato davvero uno tosto a proteggerla.
Loredana non funziona nemmeno come nome per un'anarchico-sinistroide, sbuffa, e nemmeno mia moglie funziona, no, anche lei dovrebbe essere descritta meglio dall'autore.
E' solo un richiamo alla tua biografia, Massimo Riserbo, il resto non occorre, non adesso, magari in un prossimo romanzo ci dedicheremo anche a lei.
E a Loredana?
Ah, vorresti conoscere anche tua figlia.
Il rapporto di polizia, improvviso, implode, il commissario lo appallottola fino a soffocarne ogni angolo, lo scaraventa lontano.
Autore, spiegami a cosa è servito tutto questo! Sono in piena indagine al villaggio, a letto con la femmina ideale di ogni cliché noir, e tu interrompi la trama con i racconti "A love supreme" e "Chiave di violino". Ah, e sei un genio, sei, mi fai trovare un rapporto della polizia italiana sul suicidio di questo schizzato, così, senza nemmeno giustificare ai lettori come lo avrei avuto.
Un fax?
Non ho fax in camera, forse non hai descritto bene nemmeno questo, ma mi trovo nel bungalow di un villaggio turistico a Cabo Nigro.
Te lo hanno portato gli inservienti del villaggio, lo hanno ricevuto loro e, per non disturbare, lo hanno fatto scivolare nell'interstizio tra la porta e il pavimento.
Ottimo, bravo, e perché?
Ehm, perché descrive della morte di un folle che aveva, aveva.
Si scopava mia figlia?
Eh.
Che gentilezza d'autore che sei. E dimmi, fenomeno.
Uh.
Chi mi ha inviato il rapporto sapeva dunque di questa relazione privata?
Ah.
Bravo, il grande autore della narrativa, tutti i bla bla sulla mitologia di Sicuranza.
Massimo Riserbo fa un sorriso storto, entra in bagno, apre la tazza del water e
Ehi, adesso cosa fai?
Tu, autore di questo romanzo noir, ti perdi in interludi fuori logica con il solo scopo di affezionare il lettore al mio personaggio, io
zip!
Aspetta, non è decente, non
Io, protagonista del romanzo, posso pisciarci sopra.
Va bene, lasciamo Massimo Riserbo alla profonda e ribelle conoscenza di se stesso.
Qui si chiudono i capitoli dell'interludio a dimostrazione che a volte un romanzo più è conciso e meglio funziona.
No, Massimo Riserbo, rileggi, non ho scritto circonciso.
Però Massimo Riserbo ha riconosciuto subito la vittima nel bianco e nero sgranato, in questo volto lungo da cavallo bastardo.
Devi stare calmo, si scrive proprio così, c-a-l-m-o, rileggi la parola, è un aggettivo qualificativo, e tu, Massimo Riserbo, ricorda che il nostro romanzo necessita della qualificazione del tuo protagonismo.
Quest'uomo è morto carbonizzato nel rogo del suo appartamento,
e sappiamo che faceva il liutaio,
e sappiamo che era sospettato della morte della moglie,
forse dei figli.
La mano suda sulle parole del rapporto.
Aspetta, quest'uomo ha frequentato mia figlia per anni, ah, poteva fare lo stesso anche a lei.
Il commissario del noir balza dal letto e con lui si sveglia anche l'alba del Sahel, un sussurro di luce primitiva che si esce dalle lenzuola e si allunga sul pavimento.
Al loro fianco, Magnifica Alfa ancora giace supina, sudata, soddisfatta.
Il capitolo del sesso è appena terminato e una parte di Massimo Riserbo vorrebbe tornare indietro nelle pagine, rivivere la passione con questo esemplare superbo di femmina sapiens sapiens; invece indossa il trench, sistema il borsalino sulla testa con inclinazione di trenta gradi rispetto all'asse sagittale de corpo o, se preferite, alla radice del naso, accende la pipa e
No, non va in bagno.
Non fa colazione.
In genere queste azioni mancano nei classici del noir.
- ... zzo - ringhia, la vescica che esplode, l'ampolla rettale intasata, lo stomaco desertico - Però nel capitolo iniziale mi hai fatto almeno pisciare.
Vai oltre, Massimo Riserbo, la trama deve proseguire, c'è già stato questo interludio di amore e morte; la tensione del romanzo è tesa come un trampolino in attesa.
Lui ha una convulsione, rapida, a stento smorzata dalla volontà.
Ecco, i tuoi giochi di parole sono un solletico per le vesciche, mi sa che mi piscio addosso.
Senti, magari, guarda, ti propongo un'appendice a fine libro, lì potrai rinchiuderti per tutti i tuoi bisogni e il lettore non sarà obbligato a leggerti.
Lui accenna a un sì, così lieve che potrebbe essere solo la pulsazione di una giugulare allo splendore del sole d'Africa.
Il villaggio turistico è già sveglio, probabilmente non dorme mai davvero, occorre continuare l'indagine, ma, prima, Massimo Riserbo si dilunga in questo paragrafo a deporre un pensiero per la figlia.
Loredana.
Stronzetta anarchico-iper-comunista fuggita a sedici anni da mamma e papà. In giro a frequentare delinquenti privi di autorità, in fondo sono lieto se stava per cadere nelle mani del liutaio, persona quantomeno di facciata rispettabile.
No, commissario, così non funziona.
Come?
Se pensi così non crei empatia con i lettori.
mmmh, Magnifica Alfa si gira verso il lato del maschio, allunga una mano, capezzoli in un'alzabandiera velata di pulviscolo solare, e ancora dorme.
Massimo Riserbo deglutisce un respiro, uccide un'erezione, quindi sbircia sotto le vesti della finestra della stanza.
Il giardino ha movimenti pigri, un tipo in tuta verde scarafaggio innaffia le piante, a buona distanza dalle corolle; è come un personaggio irrigidito nel rallentatore o nella paura.
Saranno piante carnivore, deduce il commissario di tutti i noir, mi hanno detto di una zona dove le piante non sono affatto vegane, nemmeno vegetariane, anzi, apprezzerebbero la cucina toscana.
Lascia andare la tendina e torna al rapporto.
Che strana morte, però, chissà se è suicidio o cosa.
E c'è il particolare del violino. Legno bello risparmiato al rogo.
Ah, povera figlia mia, così lontana, così dedita ad infrangere le regole, e invece perde la testa per questo assassino, per questo figlio di noto industriale.
Non voleva chiamarla Loredana, ma sua moglie all'epoca era in piena maionese mentale per quella cantante, la Berté.
Lui avrebbe preferito Olivia, come la fidanzata di Braccio di Ferro, magari un giorno avrebbe trovato davvero uno tosto a proteggerla.
Loredana non funziona nemmeno come nome per un'anarchico-sinistroide, sbuffa, e nemmeno mia moglie funziona, no, anche lei dovrebbe essere descritta meglio dall'autore.
E' solo un richiamo alla tua biografia, Massimo Riserbo, il resto non occorre, non adesso, magari in un prossimo romanzo ci dedicheremo anche a lei.
E a Loredana?
Ah, vorresti conoscere anche tua figlia.
Il rapporto di polizia, improvviso, implode, il commissario lo appallottola fino a soffocarne ogni angolo, lo scaraventa lontano.
Autore, spiegami a cosa è servito tutto questo! Sono in piena indagine al villaggio, a letto con la femmina ideale di ogni cliché noir, e tu interrompi la trama con i racconti "A love supreme" e "Chiave di violino". Ah, e sei un genio, sei, mi fai trovare un rapporto della polizia italiana sul suicidio di questo schizzato, così, senza nemmeno giustificare ai lettori come lo avrei avuto.
Un fax?
Non ho fax in camera, forse non hai descritto bene nemmeno questo, ma mi trovo nel bungalow di un villaggio turistico a Cabo Nigro.
Te lo hanno portato gli inservienti del villaggio, lo hanno ricevuto loro e, per non disturbare, lo hanno fatto scivolare nell'interstizio tra la porta e il pavimento.
Ottimo, bravo, e perché?
Ehm, perché descrive della morte di un folle che aveva, aveva.
Si scopava mia figlia?
Eh.
Che gentilezza d'autore che sei. E dimmi, fenomeno.
Uh.
Chi mi ha inviato il rapporto sapeva dunque di questa relazione privata?
Ah.
Bravo, il grande autore della narrativa, tutti i bla bla sulla mitologia di Sicuranza.
Massimo Riserbo fa un sorriso storto, entra in bagno, apre la tazza del water e
Ehi, adesso cosa fai?
Tu, autore di questo romanzo noir, ti perdi in interludi fuori logica con il solo scopo di affezionare il lettore al mio personaggio, io
zip!
Aspetta, non è decente, non
Io, protagonista del romanzo, posso pisciarci sopra.
Va bene, lasciamo Massimo Riserbo alla profonda e ribelle conoscenza di se stesso.
Qui si chiudono i capitoli dell'interludio a dimostrazione che a volte un romanzo più è conciso e meglio funziona.
No, Massimo Riserbo, rileggi, non ho scritto circonciso.
(da "Nessun caso per il commissario Massimo Riserbo"; si consiglia di rileggere gli antecedenti di questo capitolo nella pagina o al link del blog http://sicuranza.blogspot.it/2015/08/nessun-caso-per-il-commissario-massimo.html ; inoltre rinvio ai racconti appena pubblicati: "A love Supreme" e "Chiave di violino")
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