Familie* – Giovanni Sicuranza
I volti sono chini.
La famiglia è qui, riunita tutta, l’avresti mai detto, intorno alla carne.
Qualcuno sussurra, forse nonna farfuglia una benedizione, altri, confusi, non sanno che dire, preferiscono proteggersi nei silenzi.
In genere il silenzio è l’argomento di conversazione migliore quando la carne è esposta a tutti e, di tutti, tutto assorbe.
L’attenzione, i respiri; le labbra e le mani che la cercano.
Anche l’arredamento si prende, perché l’ambiente è vestito in funzione della carne.
È intenso il potere ultimo di questa carne.
Riunisce il sangue.
Parenti che non si vedono da anni, che si sono feriti più di ogni nemico, eccoli qui, ora, intorno alla carne; in ognuno di loro ritrovi l’espressione attonita degli altri.
Oggi si comprendono anche le maledizioni.
Mamma ha le mani ad artiglio, reclama la carne per sé, papà fa no con la testa, un no mesto da pendolo sconfitto, e la nonna, piegata su una sedia, prega nomi di parenti defunti, brandelli casuali della sua memoria canuta.
Poi ci siamo noi, uomini in nero e donne in nero, fratelli, sorelle, in fila, passo dopo passo con gli occhi bassi e rossi, per vedere questa carne adagiata in mezzo alla sala.
Questa carne giovane che fino a ieri era il nostro piccolo fratello.
Questa carne morta che oggi più non sappiamo cosa è.
[da "Sotto la terra qualcosa campa"@ Giovanni Sicuranza, 2013-2016]
[immagine: "Il bue scuoiato", 1925 olio su tela, cm. 114x202. Musée de Peinture et de Sculpture, Grenoble]
[immagine: "Il bue scuoiato", 1925 olio su tela, cm. 114x202. Musée de Peinture et de Sculpture, Grenoble]
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