Ora, se ti va, possiamo trovare molti motivi per cui questo blog produce silenzi.
Il più facile e popolare, ammettiamolo: i contenuti sono persistenza di mediocrità.
Poi c'è anche questo: i contenuti non rispecchiano i desideri del lettore, in sintesi: protagonista, dilemma, soluzione catartica; in altri termini sono disfunzionali alla narrativa corale, che è ciò di cui la nostra evoluzione necessita, per speranza nella sopravvivenza della specie e dell'individuo, oltre ad essere ciò di cui necessita il mercato.
E non dimentichiamoci di questo, del dogma infranto: un blog che viola le regole del pubblicato, il cui autore non segue le trame non scritte del nepotismo e della raccomandazione narrativa, in cui i racconti non hanno dignità editoriale, va in ogni caso o ignorato o svelato come singolare, per quanto sia singolare il verificarsi di quest'ultima ipotesi.
Ora, se ancora ti va, puoi trovare più verità in un motivo rispetto agli altri, puoi persino mordere l'impotenza di questa condizione, ma cerca di non autoproclamarti ennesima vittima incompresa ed esiliata dalla narrativa.
E' un po' come chi non riesce a trovare una donna nella sua nicchia ecologica e se ne va dove canoni estetici, uh, direi più che altro economici, sono al ribasso; è perché sa di avere più potenzialità di successo. Tu fai questo, tratti allo stesso modo i tuoi personaggi, non credi che le loro storie possano avere "commercio", possano interessare un editore, appassionare i sensi del lettore; hai creato il tuo ecosistema in questo blog.
Hai cambiato mercato.
In fondo ogni nostra azione, ogni sentimento, è un mercato; non sminuire il concetto, il mercato è dare un bene per averne un altro, anche una relazione tra amici, un matrimonio, una toccata e fuga come una scopata o i tuoi racconti, fanno parte di questo do ut des.
Stai giocando al ribasso, ecco il punto; per cui ricorda, chi si infila nella nicchia e poi si lamenta degli spazi angusti e delle ombre o è un idiota, che nulla comprende delle fondamenta su cui scrive, o è un ipocrita, che urla al deserto per vestirsi da profeta.
Il più facile e popolare, ammettiamolo: i contenuti sono persistenza di mediocrità.
Poi c'è anche questo: i contenuti non rispecchiano i desideri del lettore, in sintesi: protagonista, dilemma, soluzione catartica; in altri termini sono disfunzionali alla narrativa corale, che è ciò di cui la nostra evoluzione necessita, per speranza nella sopravvivenza della specie e dell'individuo, oltre ad essere ciò di cui necessita il mercato.
E non dimentichiamoci di questo, del dogma infranto: un blog che viola le regole del pubblicato, il cui autore non segue le trame non scritte del nepotismo e della raccomandazione narrativa, in cui i racconti non hanno dignità editoriale, va in ogni caso o ignorato o svelato come singolare, per quanto sia singolare il verificarsi di quest'ultima ipotesi.
Ora, se ancora ti va, puoi trovare più verità in un motivo rispetto agli altri, puoi persino mordere l'impotenza di questa condizione, ma cerca di non autoproclamarti ennesima vittima incompresa ed esiliata dalla narrativa.
E' un po' come chi non riesce a trovare una donna nella sua nicchia ecologica e se ne va dove canoni estetici, uh, direi più che altro economici, sono al ribasso; è perché sa di avere più potenzialità di successo. Tu fai questo, tratti allo stesso modo i tuoi personaggi, non credi che le loro storie possano avere "commercio", possano interessare un editore, appassionare i sensi del lettore; hai creato il tuo ecosistema in questo blog.
Hai cambiato mercato.
In fondo ogni nostra azione, ogni sentimento, è un mercato; non sminuire il concetto, il mercato è dare un bene per averne un altro, anche una relazione tra amici, un matrimonio, una toccata e fuga come una scopata o i tuoi racconti, fanno parte di questo do ut des.
Stai giocando al ribasso, ecco il punto; per cui ricorda, chi si infila nella nicchia e poi si lamenta degli spazi angusti e delle ombre o è un idiota, che nulla comprende delle fondamenta su cui scrive, o è un ipocrita, che urla al deserto per vestirsi da profeta.
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