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Morbo del Timer


Dal romanzo "Polvere di Silenzi"




Certo, si tratta solo di loro emanazioni letterarie, non sappiamo nulla di Vagina Seminova e Nostra Signora della Fossa e di tutti gli altri nella realtà, non sappiamo cosa fanno, davvero, questi Recensorum incarogniti.
Eppure mi piace credere che la loro morte letteraria corrisponda almeno a molto dolore tridimensionale. 
L’importante, adesso, è che non si modifichi nulla del testo. Non una virgola, non un refuso. Non azzardarti a fare l’editing, a correggere orto-orrori con la tua penna.
Sappi questo, ancora questo. Cambia un solo frammento di punteggiatura, sostituisci una sola parola con un’altra, e avrai rotto il delicato equilibrio della struttura. Avrai permesso a queste entità oscure di liberarsi dalle prigioni letterarie.
Penso che non ti ringrazierebbero. 
Adesso, però, basta, fammi sdraiare.
Magari entro in una D.
Hai mai pensato che questa lettera, poggiata sulla riga, con il ventre rigonfio che guarda verso l’alto, potrebbe essere un rifugio?
La mia bara, forse. 
Ho filamenti di cellulosa che si staccano dalla coscienza.
Sono tanto
stanco.
Respiro a fatica. Sai, una volta che ti riducono in un foglio, la massima espansione polmonare è un concetto che diventa relativo. Troppo relativo.
Ogni libro è affetto da una malattia. Non mi riferisco più alla degenerazione delle pagine, ma alla decadenza dell’opera in quanto tale.
È il Morbo del Timer. La Sindrome del Tempo che Finisce.
Quando leggi l’ultima riga del libro, il Timer dell’opera arriva a zero.
Nulla di nuovo nemmeno qui. Come vedi, tra noi e un libro ci sono molti punti in comune.
Anche tu hai il Morbo del Timer, da prima di nascere. I tuoi geni si stanno predisponendo alla fine. Un errore fatale della replicazione, un RNA messaggero che porta il codice sbagliato nel momento sbagliato. Così inizia la tua morte genetica, da qui parte il Morbo del Timer. Salvo imprevisti, ovvio, salvo che il tuo corpo non venga distrutto prima della scadenza.
Anche la prematurità del decesso, puoi trovarla in un libro.
Non solo quando lo perdi.
Non solo quando è bruciato in massa tra fiamme inquisitorie.
Non solo quando è segnato nell’indice dei libri proibiti.
Basta molto meno. Basta decidere di non proseguire la lettura.
In questi casi, che tu sia favorevole o meno all’eutanasia, diventi l’artefice attivo della morte di un libro. Ne prendi il Morbo del Timer e lo azzeri, rapido, alla fatalità.
Aspetta, comincio a sentirmi confuso, gli occhi mi pesano addosso.
È che non volevo. Non volevo suggerirti sensi di colpa. Se non un testo non piace, è meglio abbandonarlo. Molti rischiano di rimanere senza lettore. Se lasci un libro senza terminare la lettura, selezioni la specie, dai un’opportunità a nuove forme di vita letteraria. Invece di fossilizzarti su una delusione, puoi decretare l’evoluzione di una nuova opera.
E poi c’è questo. C’è che, per quanto possiamo immaginare di amare i libri, noi li trasformiamo. 
Sotto il bisturi del nostro giudizio, positivo o negativo, il libro prende un altro aspetto. 
Si trasforma in simbiosi con quanto cerchiamo nel testo. 
Amore, 
Avventura, 
Dolore e 
Fine.




[immagine: IspirationPoint, Stefano Cerioli, 2014, acrilico su carta]

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