Questo suono - Giovanni Sicuranza *
Non lo sapevo, ma attendo questo suono da quando sono nato. O forse sì, forse quando mi fermavo, quando da film diventavo fotografia, così sospeso in un'attesa incomprensibile che ai miei genitori sembrava morte in culla. Ecco, forse già in quegli attimi lo cercavo, forse la mia assenza era l'evoluzione dell'infante che sa senza conoscere.
Questo suono, che ha eroso gli anni e arriva adesso, così acuto da penetrarmi dentro, così corposo da prendermi il diaframma e sbatterlo come zerbino di casa.
Dling
Dling avvisa gli Operatori D.O.S. di un nuovo arrivo.
D.O.S. non è il soffio nascosto che vitalizzata il vostro computer.
D.O.S sta per Deposito Osservazione Salme.
Operatori sta per becchini cimiteriali.
Li conosco da tempo, brava gente, poco pagata.
Hanno lo sguardo chino, caduto alla terra dagli albori della consapevolezza della morte.
Così, quando posso, tra un'autopsia e l'altra, vado loro incontro.
Dling è come trillo di violino sulle pareti degli uffici, sui ronzi al neon delle celle frigorifere; dling dice che una salma è in attesa di trasporto.
Anche ora, in questa morte mia, suona
dling.
Ho promesso che non li avrei scomodati per questa banalità.
Che, almeno, avrei evitato loro l’incombenza di venire fino al mio ambulatorio. Per poi avvolgermi nel telo, inserirmi nella bara metallica, trasportarmi con il furgone. Ah, senza considerare il viaggio di andata.
Poveretti, ci mancherebbe, con tutto quanto avete da fare e disfare, vengo io, ho promesso, vengo direttamente io; fino alla fine, anzi, soprattutto alla fine.
Ora, nelle mie residue scariche sinaptiche, devo solo ricordare di indossare un cappotto, sì, e un cappello, certo, perché al D.O.S. è sempre inverno.
* da "Sotto la terra qualcosa campa"
[immagine: The invisible man - Blairsculpture]
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