Hey rain - brano dai capitoli di
Nostra Signora della Fossa - romanzo "Sotto la terra qualcosa campa"
- Giovanni Sicuranza
Dici ai muscoli del collo di
rilassarsi, alle braccia di cedere, concedi alla musica di entrarti dentro, ora
che "Hey Laura" di Gregory Porter riempie l'abitacolo.
Forse adesso torni a casa.
Sempre dritto all'incrocio, hai
appena girato a destra,
e forse no.
Non esiste bussola in questo
grigioliquido massivo.
Non piove, non diluvia, è un
reflusso emorragico di cielo.
E se credi sia meglio, continua
pure a prenderti in giro, a dirti che puoi rilassarti.
Fallo mentre cadono bombe d’acqua
nera a dilaniare la terra come frammenti oceanici.
***
Smetti di seguire la strada, non
invocare punti di riferimento invano.
Qui dovrebbe esserci la filiera
dei cipressi, ora non sai.
Vento e acqua sono in pieno
amplesso, selvaggio, unico, potente, rapiscono la vista, ti costringono ad
essere il loro guardone atterrito, null'altro concedono.
Riesci a girare il volante in un
verso, eppure dell'auto rimane solo memoria, anarchia di un riparo metallico,
la carena di una barca a ruote priva di controllo.
Non c'è più solidità e tuttavia
ancora non tutto è passato allo stato liquido.
E' tanto, vuoi mettere, aiuta a
sperare.
Casa tua è da qualche parte. In
questa
terra oppure si è appena involuta
allo stato liquido.
Qui, sulla sinistra, c'è la
santella di Nostra Signora della Fossa. Se non adesso, qualche respiro più
avanti, forse appena dietro.
Avanti, dietro. A cosa.
All'acqua? Quante dimensioni riesci a contare in questa pioggia?
La santella non c'è.
Rallenti, NO, congela il piede, se
stressi anche il pedale del freno perdi ogni speranza di una direzione.
Forse la santella è celata oltre
gli strati d'acqua.
Forse il vento l’ha presa e gioca
nell'aria, pezzo di marmo contro pezzo di cemento.
Ora li vedi, brandelli di
cenotafio alla strega, dilaniati tra fauci di fulmini, proprio lungo il tuo
orizzonte nero, e il brivido che senti adesso è diverso.
Non è di freddo. Non è di
smarrimento.
Tu vivi a Lavrange da secoli e
sai,
sai che Nostra Signora della
Fossa uccide per molto meno.
***
Quando è nata portava metà dei
geni della madre e metà dei tuoi.
Nulla di strano, il genotipo
funziona così, metà da madre, metà da padre, ed è continua deriva e mutazione
dei singoli alleli, di quei corpuscoli minuti in cui vibrano le nostre
istruzioni per l’uso evolutivo della specie. Solo che in Nostra Signora della
Fossa le mutazioni hanno avuto un percorso singolare, così specifico da rendere
la strega esemplare unico di una razza diversa della specie umana.
È tempo di fermare l’auto, forse
anche il cuore, di arrendersi a quest’urlo liquido che sta cancellando
Lavrange.
Solo le tue iridi, grandi come
quelle di un bambino stupito, si muovono, corrono nel cielo a seguire la
comparsa di grassi ammassi neri e grigi, mutilazioni di case, cascine, giardini
e chissà cos’altro,
cos’altro di organico, sussulta un tuo sospiro.
***
Che Nostra Signora della Fossa
fosse diversa per un capriccio genetico te sei accorto dopo il tempo della sua
crescita; prima, quando guardava le notizie di guerra, acciambellata con mamma alla
televisione, e si stupiva del perché la gente uccidesse altra gente, ti
sembrava un angelo di figlia. Solo nel corso degli anni, dopo che aveva dilaniato
famiglia e amiche, quando hanno concluso le indagini genetiche nella Clinica, tutto
è stato chiaro.
Hai deciso di tornare a casa per
preparati all’invito all’Albergo dei Tre Atti, al matrimonio del tuo amico
Leopoldo con un’ombra di donna già sconfitta dal tumore, e ora capisci che nulla
sarà ordinario in questi giorni di festa, nulla sarà quotidiano con Nostra
Signora della Fossa e la Morte che canteranno tra gli invitati.
***
È tempo, dunque, esci dall’auto,
piano, alza le mani al cielo, e forse la strega riuscirà a riconoscerti come
genitore e ti risparmierà, forse per questo ti ucciderà per sempre, fino a
cancellare ogni tua memoria.
In ogni caso, vivo o morto, questa
notte stessa sarai all’Albergo e porterai con te tutto il suo respiro, il
respiro della Fine.
Ti schiaffeggia il vento,
furioso, morde famelica ogni goccia di pioggia che cade sul tuo corpo.
Tu rimani fermo, cerca l’equilibrio,
ogni istante rinnovalo, resta in piedi.
Conosci l’evento.
***
Uccidere è l’effetto collaterale
della capacità della specie umana di socializzare.
All’inizio della separazione dalle altre scimmie, l’uomo ha avuto necessità di creare gruppi più
ampi di quelli tribali per sopravvivere al nuovo ambiente aperto, più ostile di
quello confinato tra gli alberi, e questo, se da un lato ha spinto a sviluppare
cooperazioni prima impensabili tra piccoli gruppi, fino ad amplificare il senso
di altruismo, dall’altro ha incrementato la conflittualità con membri diversi,
estranei alla società, visti come minaccia.
Accade ancora adesso, uccidiamo
chi consideriamo diverso per etnia, nazionalità, religione.
Di questo la piccola Signora
della Fossa si stupiva, mentre guardava il notiziario con mamma.
Non del perché scoppiano le
guerre, no, quel tesorino tutto occhioni e boccoli, con il suo pigiama cucciolo,
non capiva perché le guerre si limitassero a gruppi rivali. Nei suoi geni
mancava il tabù ad uccidere il proprio gruppo, perché innanzitutto mancava la
pulsione a socializzare. Per lei annientare la vita di un’amica, di un
familiare, e poi di tutti gli abitanti della nostra comunità, era naturale come
una risata e così, in modo spontaneo al suo essere, si comportò.
Era come quando piangeva e, per
una qualche empatia genetica con l’ambiente, tutto intorno diventava tempesta.
***
Osserva come volano i resti della
chiesa di Lavrange, e lì, alla destra dello sfacelo, il campanile si inabissa
verso i campi come il becco di un rapace che insegue prede senza scampo.
Questo hai fatto ancora più
fatica a comprenderlo, anche quando ti è venuta in mente la favola del
pifferaio magico, mentre tua figlia era piccola e tu le suonavi il flauto e lei
batteva le mani e tu pensavi a come la musica, il ritmo, riesce a modificare il
comportamento degli esseri viventi.
La cooptazione dei geni di tua
figlia, così singolare da modificare l’atmosfera, ti è sempre sfuggita.
Del resto è per come riesce a potenziare
i diluvi che lei è conosciuta come la strega. È per la sua indifferenza
assassina che da strega delle piogge ha fatto il passo nelle paure della
vallata, fino a plasmarsi nell’immaginario con la reincarnazione di Nostra
Signora della Fossa, l’untrice della peste che nei secoli scorsi ha putrefatto
Lavrange.
Sei tornato nella tua terra
perché Leopoldo ti ha invitato al matrimonio ed ora te ne stai qui, fuscello in
una palude di devastazioni, e guardi il cielo e aspetti.
Aspetti di potere parlare con
lei, di spiegare a tua figlia che se Leopoldo ha deciso di sposare un’altra
donna ci saranno nuove occasioni.
Che, figlia mia, non occorre
piangere così.
[…segue; dal romanzo “Sotto la
terra qualcosa campa”: http://sicuranza.blogspot.it/search/label/Sotto%20la%20terra%20qualcosa%20campa ]
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