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Discorso alle ombre



Vi svelo un segreto, tutti i migliori sono matti, eccetto Giovanni Sicuranza. 
Lui è matto e basta. Del resto, non tutti i matti sono i migliori. 
Oh, insomma, devo aggiungere altro?
Lui sarà matto, ma qui ci sono troppe tapparelle che oscurano le menti. 
D'accordo, aspettate, mi siedo. 
Uhm, chi ha messo una gomma usata sotto il tavolo? Però, viene via facile, ah, gocciola rosso. 
Ah-ah, chi ha dimenticato sotto il tavolo un pezzo di intestino?
Comunque, uh, buono, ecco, vi spiegavo, questo Giovanni Sicuranza ha fatto una serie di cazzate, che nemmeno a una catena di montaggio riuscirebbe tanto bene. Di sicuro non in questa fase crisaiola.
Fino a pochi giorni addietro ha creduto di essere un valido scrittore. Oggi sta facendo i conti con se stesso. 
Purtroppo "Polvere di Silenzi" e "Lungo il vento", in edizione rinnovata, usciranno ugualmente a breve, ma anche da questi romanzi, infine, ha compreso di valere una cicca. O un pezzetto di intestino. A proposito, sì, proprio buono, al sangue, come piace a me. 
"Polvere di Silenzi" è pressoché ignorato e lo stesso è successo al suo libro precedente, "Ritorno a Città di Solitudine", e a quello successivo, "Lungo il vento". La dimensione della follia di questo scrittore, termine che uso giusto perché, in effetti, scrive, è che sta lavorando al prossimo romanzo "Sotto la terra qualcosa campa", è che insiste a condividerne tranci sulla pagina nonostante gli abbiate fatto capire più volte che ve ne frega una cippa lippa. 
Insomma, voi, una buona parte di voi oltre dodicimila gaudenti, siete la concretizzazione del the best of, sì, of "Kazzenger"; la maggioranza è apatia e ignoranza del sicuranzese.
Eh, lo dicevo, io, al Sicuranza. 
Che la gente legge poco, e lo spesso che legge è di spesso-re, come dimostrano i best-seller in libreria. 
So che siete accaniti lettori, per cui, converrete, difficile trovare banalità del tipo sicuranzoide; morte, goticità in insipida salsa moderna, nebbie, e, mortacci sua, ma che crede, di tediarci con questa solita minestra, quando abbiamo a disposizione incanti floreali, frasi spalmate con marmellate ai buoni sentimenti; insomma, noi vogliamo soltanto questo: "Lo baciò e mentre lo faceva si accorgeva che l'aveva sempre desiderato e allora si presero per mano e lei disse sì, avvolta dall'aureola di un tramonto, perché le anime, quando si toccano, creano l'atmosfera"; ecché, Sicuranza, chiediamo troppo? Si tratta di inusuale, rara compenetrazione tra prosa e poesia, di n-a-r-r-a-t-i-v-a leggibile, condivisibile, a sua vota narrabile, non del tuo fango sparso come epidemia sulla bellezza dei nostri sogni.
Gli avevo detto anche, al Sicuranza, di smettere di fare credere di essere un medico, un medico legale, addirittura, altrimenti la gente si sarebbe iscritta in massa alla sua pagina. 
Insomma, ho aggiunto, e allora masticavo un pezzo del suo pollice sinistro, l'italiota medio è curioso, opportunista. 
L'imbecille ha alzato le spalle, poi ha fatto no con la testa, così deciso, così forte, che a momenti il vortice mi sollevava all'altezza del tavolo. 
Ed eccovi qui. 
A vegetare nella pagina.
A fare ammuffire la pagina.
A gonfiare la pagina con la vostra assenza come solo un addome in putrefazione riesce. 
Aspettate, non sorridete, gli italioti siete voi, mica io. Io sono il personaggio di un cartoon. 
Ecco, grazie, un sorso di vinello lo prendo volentieri, ma bianco, giusto per diluire la densità del sangue instestinale, grazie.
Già, il sicuranza, tutto minuscolo, è matto. 
Va bene, sermone finito, spuntino finito; peccato non riuscire a trovare altri brandelli di molti di voi, tra gli iscritti. 
Sarà mica perché, alla fine, questi gradimenti sono fantasmi del nulla?

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