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Visualizzazione dei post da agosto, 2014

Complicità

Complicità - Giovanni Sicuranza   Quando esco di casa, le chiedo se ha goduto.  Alla casa, intendo, non a lei.  Lei mi accoglie con parsimonia, al buio, pezzo dopo pezzo di carne, come se dovesse assaggiare un'altra medicina.  Quando vado via, silenzio sopra silenzio, quando sono fuori dalla porta, mi giro, il tempo di un sospiro tardivo, e chiedo se avermi dentro le è piaciuto.  Lo chiedo alla casa.  Dalla stanza da letto, sopra la mia testa, la luce si accende e,  subito,  si spegne.  Lei si è alzata sulle rughe delle lenzuola, ha illuminato la ricerca della vestaglia, ha stretto tra le mani il trespolo della flebo, poi è corsa in bagno, di nuovo al buio. Va avanti così, ogni volta da tre mesi;  un virus la sta divorando dall'interno, questa è la diagnosi, e lei fa così, si spegne per non scoprirsi nuda e sottile, sempre più sottile.  Ma non importa, non più.  Io, a piedi nudi sul prato assetato, domando e guardo quella finestra.  Si accende e

Frasi ceneri

Copuliamoci  - G. Sicurowski *** Non sarà come hai pensato;  il pensiero non penetra la carne,  la carne che pensa di odori e di pelle                            [da "Frasi Ceneri" - 1920]

Maschere

  Maschere - Giovanni Sicuranza     S ei artiglio che graffia il respiro.     - Accomodatevi – bisbiglia Edgar Allan Poe, le spalle che si alzano con indifferenza, mentre l’ombra sale sulla nuca, gli morde i capelli di gelo e poi lo oltrepassa. - Il divano – aggiunge, atono. L’ombra esita: - Come in psicanalisi? Poe sbuffa. La Morte Rossa almeno non chiedeva. Questo demonio,invece, è decisamente diventato troppo umano. - Credevo vi facesse piacere sdraiarvi in un divano sfondato. Vi ricorderà una bara. Da qualche parte del suo confine sfumato, l’ombra ha l’eco di una risata. Poi l’eco si prosciuga e la risata prende forma, decisa, secca, come il corpo che assorbe l’ombra. Poe osserva la scena. Le mani, i piedi, il viso, tutto ritorna a vita davanti ai suoi occhi. Quanto spreco di carne, riflette, l’ectoplasmia delle persone è tanto più interessante. Tanto più sopportabile. - Bella la storia della bara. Secondo me, il divano è sfondato solo perché vo

Fame

Fame * - Giovanni Sicuranza In silenzio, così ha atteso questo momento; in silenzio, senza curarsi di null’altro che assaggiare il cibo, indifferente alle voci che intorno diventavano sempre più aspre e sempre più taglienti, fino all'urlo in tempesta quando lui, infine, ha iniziato. Ha fame.  Non dategli torto. Ora azzanna la carne con tale rapidità che difficilmente riuscirebbe a respirare, se respirare ha senso. Confinato in un mondo buio, privo di stimoli, serrato tra una folla di suoi simili, è tanto avido di nutrimento che ogni sua energia esplode nei tuffi dentro il cibo. Vi entra con quasi tutto se stesso, in un istante di assoluto appagamento, e poi risale nell’aria, lungo una scia di liquido che mai basta a dissetarlo. E allora ecco, ancora uno slancio, il gusto intenso del morso, il potere della penetrazione, prima di tornare indietro e cercare altre zone in cui affondare.   Forse potrebbe chiedersi se il suo scopo è propri

Stolen [I nostri rifiuti]

I nostri rifiuti [riedit]* Giovanni Sicuranza - Allora prendo tutto e mi allontano.  - Sicuro di farcela? - Beh, ci provo, con calma e, sì, sono riuscito a venire da te,  dovrei farcela.  - Lo sai che non era il caso, di provarci, voglio dire. Adesso dove ti metterai? - Non so, non possono smaltirmi subito, vero? E ho uno zaino pieno sulle spalle. Ci sono tante cose.  - Sì, cose inquinanti. Senti, ho già chiamato l'ASL, mi dispiace, lo sai che è obbligatorio, vero? Insomma, conoscevi il rischio quando hai deciso di provarci con me. Pochi minuti e arrivano quelli dell'Ufficio Igiene, così mi hanno detto.  - Beh, giusto, sono le regole.   - Getterai via ogni cosa, promesso?  - Sì, se proprio vuoi. - Voglio, via tutto. Via i tuoi pensieri per me.  - Via la voglia di passare le giornate con te.  - E, mi raccomando, le carezze, i baci, tutto quello che hai nello zaino e avresti voluto offrirmi.  - Sì, certo, ho capito, via tutto.   - Appunto, inq

DecaDentRo

DecaDent R o " Si attarda questa lacrima d'assenzio,  passo lieve sull'abisso delle mie labbra.  Non il vuoto, ma ciò che la carne non dice;  il sangue, le ossa, questo cerca l'assenzio.  Nel buio, dove esisto, una Fata Verde sogna "   [Giovanni Rovani Sicuranza - 26 gennaio 1874] Domenica decadente, percorsi tra cimiteri dimenticati e, per voi, se vi pare, tra i miei deliri; per chi ne fa collezione, colazione, per chi vuole condividerli, condirli e moltiplicarli.  Le mie "elucubrazioni sotto vuoto": http://sicuranza.blogspot.it/search/label/elucubrazioni%20sotto%20vuoto I miei "versi":  http://sicuranza.blogspot.it/search/label/miei%20versi Le "pillole racconto":  http://sicuranza.blogspot.it/search/label/pillola%20racconto A voi la scelta, se scelta deve essere. Giovanni Sicuranza 

Farfalle

Farfalle - Giovanni Sicuranza Terzo giorno dentro la stanza dell'Hotel delle Farfalle, Conca dei Lepidotteri sull'Oceano Pacifico. Ah, sì, verso fine agosto, credo il 22 o il 23, il calendario sul cellulare non funziona, cioè, a dirla tutta, non trovo la più batteria e lo schermo è un buio persistente, nemmeno ci avessi riversato dentro la mia angoscia.  La batteria, l'ho cercata durante la prima notte, ora passa ora, dentro la tazza del water, tra gli indumenti sporchi, ovunque, ovunque tranne in un posto, poi ho rinunciato. Forse l'ho buttata per sbaglio, ricordo di averla estirpata dal cellulare, violentata, maledetta, perché si spegneva subito dopo l'accensione, anche se era carica a tacca cinque, un cinque illuminato di verde speranza; adesso, però, i particolari della mia memoria giacciono sepolti chissà dove. Adesso nemmeno ci penso, insomma, me ne sto qui, seduto accanto alla porta della stanza, la schiena intorpidita sullo stipite, e bevo sorsi d

Uno

Uno - Giovanni Sicuranza Nella marea del nostro  sangue  reciso, viene a bagnarsi nudo  l'amore.  Carne encefalo cuore, tutto di noi,  infine libero da  parole,  beve alla fonte delle vene schiumose.  Ascolta, risalgono sospiri,  passo gorgogliante  dalle caverne polmonari, e  donano refoli,  refoli sottili,  al tramonto di questa  nostra agonia.  [immagine tratta da fotografie dell'artista Laureen Simonutti /1968-2012]

Bestia

Bestia - Dove scorre il fiume - Giovanni Sicuranza Lecca il cielo, ma non c'è vento, e la lingua cede, lunga, nera, aperta da fenditure di sangue, trascinata nella corsa del suo cane atterrito. Veloce, ecco come corre; veloce come un tempo, però, come un tempo di predazione, non riesce più. Ha carne denutrita, occhi sfuocati, è appena il ricordo di un cane dal pelo grigio.     - Confermi il contatto? La visiera scura si gira verso Darlia.  - Sissignore, intercettato mentre saliva dai sotterranei del fiume. - Miseria. E' segnalato? La visiera riflette la maestosità del sole sopra i respiri del mondo.  La città di Bonomia brucia con l'evoluzione della vita.  - No, ecco - una pausa piena d'afa - Dovrebbe essere un cane consumato.  - Dovrebbe? - Non risulta nell'elenco dei domestici autorizzati, Capitano; ecco, guardi, è questo; scartato come animale da compagnia, allevato come cibo proteico.  Darlia sa che non può mordersi il labbro dav

Dove scorre il fiume (riedit)

Ricordate.  Darlia prosegue, piccoli passi nel romanzo "Dove scorre il fiume". Dispotismo idrico, energetico: ehi, un attimo, nulla di nuovo, mi sembra; viviamo subordinati nel nostro quotidiano dal potere di monopoli, a cui basta chiudere una manopola per privarci del tutto di energia, acqua, beni fondamentali di sussistenza. Insomma, mica sono sicuro che Bonomia sia tanto lontana dalla nostra rassicurante societa' (intanto, nella mia evoluzione adattativa alla tastiera straniera da cui scrivo, non ho scoperto ancora l'uso degli accenti)  In ogni caso, qui gli assaggi del romanzo: http://sicuranza.blogspot.gr/2012/09/dove-scorre-il-fiume-i.html http://sicuranza.blogspot.gr/2012/09/dove-scorre-il-fiume-ii.html http://sicuranza.blogspot.gr/2012/09/dove-scorre-il-fiume-iii.html Grazie a chi legge, anche a nome dei miei personaggi; grazie all'arte ispiratrice di Laureen Simonutti, di cui riproduco un'altra fotografia.

Risvegli

Risvegli - Giovanni Sicuranza Lauren Simonutti (1968-2012) Il sogno con passi pesanti scuote la donna  dal tepore febbrile.  Sei tu, chiede lei, parole prigioniere dentro  la cantina, corpo piccino, scarafaggi,  materasso lacero di umori sangue livori. Sei tu, mia attesa di madre.  Silenzio.  Il respiro gonfia il petto, mammella nutrice di angosce e miserie.   Flebo già invecchiate in altre vene,  oscillano lungo il ventre clandestino,  ferito da lame d'aborto celato.  Ancora un sospiro, come ultimo nato;  il sogno torna, un sogno nero, che non  è più sogno, ma, infine, notte.

Capriccio

Come cartoline - Giovanni Sicuranza   - Smettila - lei, voce leggera, bassa marea, onda vermiglia sul viso dell'uomo sdraiato al suo seno - Nemmeno sai chi sono.  Il mare greco è blu, proprio come un mediterraneo da cartolina, e la luna è piena, grande, con un palpitare grigio tra i respiri dell'atmosfera; potrebbe essere da cartolina anche la luna, ma non adesso, adesso è proprio come il cuore di lei, agitato e cresciuto. - Non devi dirmi queste parole - gli occhi dentro l'acqua, un tuffo dopo l'altro, veloce, felice, inquieto - Non prendermi in giro.  - Credimi, ti conosco da pochi giorni, ma già so - le labbra dell'uomo hanno il sapore di quest'alba da Dodecanneso; salate e nuove, intense come parole da cartolina - Non sei un capriccio, credimi. - Non sono un capriccio - ripete lei, perché se lo sente anche con il suono della sua voce forse diventa verità e inizio.  - No, te lo giuro, tu non sei un capriccio.  E il vento, il vento che sal