Inverno - Giovanni Sicuranza
Il mio nome non affonda nella tua memoria, non lascia solchi su cui tornare, e non esistono anime da cercare, queste favole metafisiche d'umana ignoranza; posso solo scivolarti sugli occhi come scatto errato di una fotografia; e, senza nulla aggiungere,
lasciarti morire sulle mie labbra.
Succede che lui non la rivede e che gli anni se ne vanno sul suo corpo, stanchi, sempre più stanchi, mentre il mare rimane, come dove e quando, con verismo invernale; e succede che lei si disperde nelle schiume, goccia, omeopatia del desiderio, perché il desiderio si frantuma nella massa oscura di lui, cade nel pozzo nero di una corteccia cerebrale invecchiata; succede, infine, che l'uomo muore e il mare no, non ancora, ma dimentica tutto; quando non ha più la nostalgia dell'uomo, il mare è un anziano fragile. E' momento, non memoria, è onda che soffia, onda che passa. Del nome della donna, dell'attesa di lui, nulla sa più.
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