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Prima di dopo


Prima di dopo * - Giovanni Sicuranza

Si è voltata un istante e, quando gli occhi tornano a lui, già è un'altra donna. 
In un attimo, così si innamora, mentre il crepuscolo non si accorge di nulla, e nemmeno il chiaroscuro della piazza, che diventa solo un po' più nero lungo i profili delle panchine, tra le rade persone che ancora camminano. 
Il minuto prima era intenta a leggere un libro di un autore sconosciuto, sfinita dentro un delirare di racconti di morte, poi l'uomo l'ha chiamata con il silenzio di un sorriso. 
Ora non è più la lei di una vita prima; ecco, il suo respiro rallenta, il cuore prende un ritmo folk, e il pensiero diventa ossessione di quell'uomo, del suo corpo, del suo esistere. 
Ciao, dice. 
Lui sorride, piano; i suoi occhi indossano il vestito scuro del mare nell'inverno. 
Rimani qui, chiede lei, senza esitare, rimani con me per sempre.
Lui reclina la testa di lato, fino ad incontrare il marmo del monumento ai caduti, e così rimane, le labbra piene come un prato nella rugiada, annuisce appena e non parla.  
Lei deglutisce, una volta, e poi due e tre e poi ancora; è come me, pensa. 
Non si accorge del libro che scivola dalle mani e si apre sull'asfalto, alle pagine finali, la copertina supina, immobile tra residui di spore, con il titolo enorme, "Sotto la terra qualcosa campa", rosso venoso, creato per riempire gli occhi, quando ancora occhi leggevano. 
Quelli di lei no, adesso non più, nulla vedono se non l'uomo che la guarda. Nemmeno vedono la gente che geme, tossisce e si allontana dalla panchina, mesta. 
Un piccione le sfiora le ciabatte, si sofferma, cauto, va su e giù con il collo, questo sa fare, e forse comprende.


Il monumento ai caduti emerge dalla centralità della piazza, gigante mano protesa al cielo dalla fine della Prima Pandemia, invocazione perché la morte smetta di piovere sulla gente. 


Non è mai servito, o forse no, perché a volte questo è il luogo in cui si incontra una speranza, dove basta poco, un fremito fugace tra una donna e un uomo, per illudersi in un "per sempre". 
E, se l'istante dopo il virus spegne il cuore, non importa.  


* dal romanzo "Sotto la terra qualcosa campa" di Giovanni Sicuranza @ 2013-2015

immagine: "Mani", Massimo Talamini

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