Tempo al tempo - Giovanni Sicuranza
Il sangue, corposo, mesto, se ne va; il punto di non ritorno è ai piedi della donna, nudi, diafani, là dove una pozza scarlatta soffoca il pavimento in alta marea di morte.
I polsi interrotti dai tagli giacciono sul grembo di lei, e sono grigi, sono esausti; dentro, nelle ferite, è frenesia di agenti della coagulazione, di anticorpi inesperti, di grassi macrofagi.
State tranquilli, sussurra la donna, ne abbiamo per poco.
Lei non perde sangue.
E' il sangue a perdere lei.
I polsi interrotti dai tagli giacciono sul grembo di lei, e sono grigi, sono esausti; dentro, nelle ferite, è frenesia di agenti della coagulazione, di anticorpi inesperti, di grassi macrofagi.
State tranquilli, sussurra la donna, ne abbiamo per poco.
Lei non perde sangue.
E' il sangue a perdere lei.
E non perde la vita, perché dalla vita è stata sempre abusata.
Tra qualche giorno mi troveranno, richiamati dall'odore come predatori di carogne;
un sospiro, forse non dalle sue labbra, forse appena più in basso, dal fagotto sulle gambe;
illusi, la puzza più subdola è quella del mondo, tenace sulle maschere della gente.
Reclina il capo, leggera, il disegno di un sorriso a tratto lieve, gli occhi grandi sul corpicino appassito.
Stai tranquillo, tesoro, muori come mamma; tra qualche giorno si accorgeranno di noi, racconteranno alla televisione della nostra fame, della nostra sete; non sai quanta gente ci porterà con sé, dentro le chiacchiere da bar, negli spazi ristretti degli uffici, e ci faranno entrare nelle ombre delle loro case, al rientro dal lavoro.
Il bimbo tace, svuotato da giorni di pianto prima che da questa esondazione di sangue.
Lei cerca la forza per una carezza, solo una, e non la trova.
Mamma te lo promette, piccolo mio, ancora poco e vivremo davvero.
Tra qualche giorno mi troveranno, richiamati dall'odore come predatori di carogne;
un sospiro, forse non dalle sue labbra, forse appena più in basso, dal fagotto sulle gambe;
illusi, la puzza più subdola è quella del mondo, tenace sulle maschere della gente.
Reclina il capo, leggera, il disegno di un sorriso a tratto lieve, gli occhi grandi sul corpicino appassito.
Stai tranquillo, tesoro, muori come mamma; tra qualche giorno si accorgeranno di noi, racconteranno alla televisione della nostra fame, della nostra sete; non sai quanta gente ci porterà con sé, dentro le chiacchiere da bar, negli spazi ristretti degli uffici, e ci faranno entrare nelle ombre delle loro case, al rientro dal lavoro.
Il bimbo tace, svuotato da giorni di pianto prima che da questa esondazione di sangue.
Lei cerca la forza per una carezza, solo una, e non la trova.
Mamma te lo promette, piccolo mio, ancora poco e vivremo davvero.
[immagine: "In The Air", Casey Weldon]
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