Io non lo farei, mai offrirei fiori ad una donna.
Pensaci, presentarti a lei con un mazzo di fiori; se le portassi il corpo spento di un gattino saresti un sadico e lei, che lo accoglie con un sorriso nella dimora, la tua complice.
Fiori recisi, sventrati dalla terra,
gambi perduti di linfa,
petali rugosi di morte.
Bella coppia che siete.
E il loro odore, ah, l'odore,
fermentazione fragile, immobile; questo
cadaverico trasudare chiamato profumo.
Non è, non vorrebbe essere, un mantra preservativo, un invito a preservare la verginità della flora, insomma; non ho ideali così elevati, certo non così manifesti. Si tratta solo di un singhiozzo di riflessione, un niente sulle cose morte, che a volte diventano desiderio e simbolo di vita, mentre la morte, la morte "altra", è un evento con tendenza al tabù e alla rimozione.
Dal romanzo "Sotto la terra qualcosa campa", nei capitoli dedicati a Nostra Signora della Fossa, esumo un invito alla lettura floreale e alla vita nella morte:
Grazie.
GiovanniS
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