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Visualizzazione dei post da settembre, 2014

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Incontri

Incontri - Giovanni Sicuranza Entra dentro me, so che ci sai fare; guardami, prima  con le mani, poi con l'olfatto, solo dopo prendimi gli occhi.  Imparerai dai miei segreti a conoscere la vita e mi abbandonerai come corpo usato, svuotato,  tra i silenzi del nostro incontro fugace;  i miei organi appassiranno sul tavolo rigido della morte e tu,  tu lontano, te ne andrai per altra carne,  dimentico della nostra autopsia.

Lungotreno

Lungotreno – Giovanni Sicuranza Verso casa, finalmente, in treno; luce e buio, i lampi del tramonto, le notti delle gallerie. La carrozza mi ipnotizza con i flash del mondo attraverso i finestrini. Sono assonnato, la testa se ne va al ritmo del viaggio, ciondola come i pupazzi che muovevano il muso di cane dal parabrezza posteriore dell'auto di mio nonno - chissà che fine hanno fatto, i pupazzi, l’auto, la memoria del nonno. Le palpebre cadono e si sollevano e cadono, invecchiate in una giornata a scrivere racconti, e oltre loro la campagna corre, perde particolari, fino a diventare un naïf verde palude.  La donna mi siede di fronte e accoglie nelle mani il capo reclinato dell'uomo.  Lei e lui, fianco a fianco, fianco nel fianco, intimi, lei che mi sorride, fragile, lui che mi fissa con occhi spalancati di morte. Si scusa, la donna, mormora che il marito è defunto da questa notte, appena, e già odora forte; la colpa è del caldo, che un infarto, se de

Belle époque

Belle époque - Giovanni Sicuranza Ah, così mi chiedi di offrirti un giro di assenzio. Accomodati, forza. Dici che sei uno scrittore, ma io ti sento solo parlare, e, sì, ho capito, dici che hai bisogno di andare oltre, anche oltre te stesso, per ritrovare i tuoi personaggi. Hai smarrito l’ispirazione, dici, però secondo me nemmeno sai espirare. Mi sembri arido, forse morto, e te ne stai qui, pesto come un masochista in una gang band, e mendichi il mio assenzio. Allora, scrittore senza respiro e senza fantasmi, sai cosa, c’è che questo è un liquore al gusto di anice, gradevole, vedi come riflette il verde sul mio volto. O forse è il mio volto ad avere il livore della morte e a colorare la bottiglia, cosa ne pensi? Ti piace come inizio per un nuovo racconto? Comunque, sì, l’assenzio andrebbe conosciuto meglio, almeno quanto noi, che lo abbiamo bevuto fino all’agonia dell’ottocento. Dicono che quella era l’epoca bella, l’evoluzione moderna dell’uomo, e invece sono deliri, è una vo

Dove giacciono i racconti

Dove giacciono i racconti – Sotto la terra qualcosa campa – dal romanzo di Giovanni Sicuranza  Leopoldo che si sposa all’alba e muore al tramonto. Lui, mio amico per quanto il mio desiderio di uccidere gli permetta di essermi amico, questo uomo all’apice della vita, scrolla le spalle. Non lo vedo, è seduto dietro, sulla cima delle scalinate dell’Albergo dei Tre Atti, ma so che si è mosso, so come si è mosso, perché il ringhio infastidito della zanzara tigre mi entra nelle orecchie. E’ la zanzara che si nutriva della spalla destra di Leopoldo, l’ho vista adagiata tra i sudori della sua camicia, grassa e vermiglia, gonfia e vorace.   Sembra una filastrocca, dice Leopoldo con l’ultima sillaba che si sgonfia in un sospiro. Leopoldo che si sposa all’alba e al tramonto muore, Leopoldo seppellito nel cimitero dell’albergo, tra le braccia della sposa e dell’amore. Adesso smettila, non mi diverte. Annuisco, sì, è una nenia pesante, non mi vengo

Cuori fragili

Sulle ferite di un tramonto *** - Giovanni Sicuranza Le ho offerto una zolla di vermi albini, lei mi ha chiesto se volevo conoscere i suoi batteri da vicino. Il giorno moriva sul cimitero di Lavrange e le lapidi si nutrivano delle sue ombre.  È stato amore da togliere il respiro, quel giorno, inevitabilmente eterno. *** "Sotto la terra qualcosa campa"

Fiori accesi [riedit]

Io non lo farei, mai offrirei fiori ad una donna.  Pensaci, presentarti a lei con un mazzo di fiori; se le portassi il corpo spento di un gattino saresti un sadico e lei, che lo accoglie con un sorriso nella dimora, la tua complice.  Fiori recisi, sventrati dalla terra,  gambi perduti di linfa,  petali rugosi di morte.  Bella coppia che siete. E il loro odore, ah, l'odore,  fermentazione fragile, immobile; questo  cadaverico trasudare chiamato profumo. Non è, non vorrebbe essere, un mantra preservativo, un invito a preservare la verginità della flora, insomma; non ho ideali così elevati, certo non così manifesti. Si tratta solo di un singhiozzo di riflessione, un niente sulle cose morte, che a volte diventano desiderio e simbolo di vita, mentre la morte, la morte "altra", è un evento con tendenza al tabù e alla rimozione.  Dal romanzo " Sotto la terra qualcosa campa ", nei capitoli dedicati a Nostra Signora della Fossa, esum

Ectospettiva

Ectospettiva - Giovanni Sicuranza   Di notte urlo. Nell'Albergo dei Tre Atti i fantasmi mi vengono dietro. Non gridano, ma li avverto da come le pareti diventano pallide e fredde e dal mormorare delle catene che imprigionano i lampadari al soffitto. Di notte urlo perché la notte urla. Urla la meraviglia di essere ancora viva nonostante la morte del giorno. Con il sole il mondo è infestato dai vermi. Anche di notte ci sono i vermi, vero, ma mai così numerosi, e poi molti di loro smettono di recitare, di strisciare nei ruoli di operai, avvocati, giudici, e scendono anarchici tra i vicoli e le taverne della notte. Di notte, calate le maschere sociali, alcuni vermi vivono. L'Albergo dove mi trovo, spiegano i fantasmi, è stato chiamato "dei Tre Atti". Il primo atto, mi dicono, è quello incantato della nascita, il secondo è l'affanno della vita adulta, nel terzo si cela la trasformazione nella morte. L'Albergo dei Tre Atti ha gestione familiare, anche se l&#

Predazione [promozione prima]

  Il protagonista di "Sotto la terra qualcosa campa" sarà interessante per molti. E' diffidente, apocalittico, crede nei complotti, è aggressivo; insomma è un paranoide in cui il lettore può riconoscere i propri vicini e, se riesce a vedersi oltre, soprattutto aspetti di se stesso.       Al lettore che non sa apprezzarlo, che lo trova distante, incomprensib ile come tutte le mie caratterizzazioni, dico invece questo:     Non chiederti se ti piacciono i miei personaggi, chiediti se tu piaci a loro .     [dall'intervista a Giovanni Sicuranza a cura dell'Ufficio per la Diffusione globale tra i Popoli e le Etnie del romanzo " Sotto la terra qualcosa campa " - estate autunnale 2014]

Introspettiva

Introspettiva - Giovanni Sicuranza Mi piace. Questa stanza d'albergo affaccia sui vapori del mare, sulle schiume delle onde e del cielo. Questo brandello di mondo è gonfio, tutto gonfio, ha nuvole pesanti, un mare irrequieto. La spiaggia, l'orizzonte, l'atmosfera riempiono la finestra e masticano grigio e blu fino a farne un unico bolo per il mio piacere. Dovrebbe essere il tramonto di un'estate ed eccoli, questi sono i colori dell'inverno; le stagioni sono una convenzione dell'uomo, il tempo è dinamismo che se ne frega del nostro ciclo vitale, e allora è così come osservo, questo inizio settembre è l'inverno. Mi piace. All'inizio, quando è arrivato l'invito su Facebook, non volevo muovermi di casa; che il mio compagno di scuola e la mia ex si uniscano in un "per sempre", con tanto di partecipazione on-line all'evento, può interessarmi come sapere chi ha ucciso la principessa Diana. Io sono un sociopatico. La mia natura è come qu

Sotto la terra qualcosa campa

Per chi vuole scoprire o ritrovare zolle sparse del mio prossimo romanzo, " Sotto la terra qualcosa campa ", http://sicuranza.blogspot.it/search/label/Sotto%20la%20terra%20qualcosa%20campa?view=snapshot A proposito, già prenotato in libreria? No?  E pensi di trovare ancora posti liberi nelle sue dense righe di delirio?