Fame * - Giovanni Sicuranza
In silenzio, così ha atteso questo momento;
in silenzio, senza curarsi di null’altro che assaggiare il cibo, indifferente alle voci che intorno diventavano sempre più aspre e sempre più taglienti, fino all'urlo in tempesta quando lui, infine, ha iniziato.
in silenzio, senza curarsi di null’altro che assaggiare il cibo, indifferente alle voci che intorno diventavano sempre più aspre e sempre più taglienti, fino all'urlo in tempesta quando lui, infine, ha iniziato.
Ha fame.
Non dategli torto.
Ora azzanna la carne con tale rapidità che difficilmente riuscirebbe a respirare, se respirare ha senso.
Confinato in un mondo buio, privo di stimoli, serrato tra una folla di suoi simili, è tanto avido di nutrimento che ogni sua energia esplode nei tuffi dentro il cibo.
Vi entra con quasi tutto se stesso, in un istante di assoluto appagamento, e poi risale nell’aria, lungo una scia di liquido che mai basta a dissetarlo.
E allora ecco, ancora uno slancio, il gusto intenso del morso, il potere della penetrazione, prima di tornare indietro e cercare altre zone in cui affondare.
Forse potrebbe chiedersi se il suo scopo è proprio questo, ma sarebbe un esercizio antropologico che non lo riguarda.
Nulla conosce e sa conoscere se non la corsa nell’aria per nutrirsi delle profondità del cibo e dissetarsi nel suo gusto.
Così rapido e attento allo stesso modo, da riuscire anche a cogliere ogni diversa sfumatura del suo pasto.
Ha fame.
Non richiamatelo al galateo.
Ogni volta sbava dal cibo, sudando sangue e frammenti di organi.
Padrone della vita, il tempo non gli appartiene.
Il corpo cade e lui lo insegue, avido, insaziabile.
Ha fame e la carne gli è piaciuta.
Non prendetelo per la lama.
In silenzio, il coltello uccide.
* "Sotto la terra qualcosa campa"
[immagine: Nicola Samorì]
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