Una pietra non fa rumore - Giovanni Sicuranza
Trova divertente vedersi come un barbiere d'autostrada, se lo ripete anche quando non ha voglia di sorridere, anche quando prende in mano la pietra e sa,
sa che
una pietra uccide senza fare rumore.
Attese da cavalcavia, solitarie, sudate, con il sasso frastagliato mano nella mano, fino a quando scorge le teste al volante, mira ai capelli, all'attaccatura del capelli, almeno ci prova, e tira, comunque tira.
E' un lavoro in nero, questo di barbiere d'autostrada, nell'ombra tra l'attimo della vita e l'attimo del nulla più.
Il cielo si sbriciola al suono di clacson increduli, ai versi di dolore di lamiere accartocciate, e lui ha concluso la giornata.
Torna a casa, cupo, vuoto e sa che,
che
la morte fa rumore.
Le urla dell'agonia, di chi si ferma appena in tempo, il pianto dell'ambulanza.
Una pietra uccide senza fragore,
una pietra disdegna l'intimità della lama.
Certo, nemmeno una pallottola ha bisogno del corpo a corpo, per questo lui spera, spera che quando uno di quei bastardi sopravviverà, avrà una pistola, un fucile.
E una buona mira.
Sbuffa.
Accadrà. Un giorno, su questo asfalto rovente, uno di loro si fermerà nella corsia d'emergenza, come sempre, ingannerà per l'ultima volta il proprio cane; quel giorno, chissà come, o forse perché è solo tempo, lui non riuscirà a giustiziarlo.
Il reietto sarà un cacciatore, sfuggirà al masso, avrà una pallottola da usare,
e sparerà.
Una pallottola è come un rutto amplificato in un tunnel, non ha la classe discreta del masso, non ne condivide il silenzio.
Lui rade parabrezza e crani con la pietra, schianta passato e presente, perché ogni sasso ha una storia secolare; la pallottola non conosce che se stessa.
Accadrà questo, un giorno, pensa mentre imbraccia il manubrio della bicicletta e si allontana dal cavalcavia, lento, pesante, accadrà che, per punire chi abbandona gli animali, per vendicare questo torto che dura dalla società degli agricoltori, sarò ucciso dalla volgarità di uno sparo.
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