Spiriti nel cemento
Li ignoravo, invisibile agli sguardi, seduto accanto, e di fronte, o appeso alla maniglia dell'autobus, spalla contro spalla. Concreto e silenzioso, loro non si accorgevano di me. Eravamo insieme, e distanti, tutti distanti, nel virtuale, frenesie di dialoghi con identità evocate su Facebook, su Twitter e in altri social network. Continuavamo a chiamarci società, anche se ognuno di noi era chiuso in membrane ostili agli odori e ai respiri altrui, rassicurati da contatti aperti appena con l'invisibile altrove. Vivevamo, insomma, di continue evocazioni di fantasmi, dove il medium era il nostro antropomorfo cellulare.
[brano tratto dall'ultimo romanzo di Nikolaj Vasil'evič Gogol' *]
* in arte Giovanni Sicuranza
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