Tempo di scrittura – Giovanni Sicuranza
Si narra di un tipo che ci sarebbe riuscito in tre giorni, davvero, l’ho sentito al Bar News and Testament, mio rifugio nell’ora delle nebbie; del resto, dalla bara al bar il passo è molto breve, come, in verità vi dico, i tipi del bar presto saranno in una bara.
È successo anche a me, un tiro bastardo dell’Agnello, che non so come mai gli permettono di usare la stecca, con le sue dita anchilosate, ricurve sul palmo, uno zoccolo di carne irritata; irritante, invece, è il tono mellifluo con cui ci chiede di farlo giocare, “vi preeeego, daiii, beee, insomma, ma solo un tirooo”, così il Cresto si è convinto, io no, mica volevo, ma il Cresto pensa sempre in grande, dice che se non diamo una possibilità agli sfigati come l’Agnello, il mondo andrà in malora.
E Agnello ha tirato.
Un solo colpo, una palla da biliardo veloce come un’ogiva in mezzo alla fronte; sono crollato sopra il Cresto, almeno così ricordo, e poi sono risorto, solo che me la sono presa comoda, sono tornato che erano passati già ventuno giorni.
Quell’altro ha fatto lo stesso in tre giorni, ha aspettato la temperatura alta, senza umidità, ed eccolo di nuovo tra voi; io nemmeno le previsioni sapevo, altrimenti avrei chiesto al Cresto di fare giocare Agnello dopo queste tre settimane di caldo umido. La carne è meteoropatica, certe differenze le nota.
Scommetto che le noteranno anche i media; in questo mondo di apparenze, lui, risorto quasi fresco, farà scalpore, magari diventerà persino Scrittura; io, putrefatto, sarò al massimo scritturato per un film sugli zombie.
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