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Visualizzazione dei post da marzo, 2014

Il passo breve della notte

Il passo breve della notte - Giovanni Sicuranza Già è buio, nonostante la primavera e l'ora legale, e il buio è già denso, nonostante il lavoro iniziato presto. L'orto si inclina appena verso la vallata del cimitero e lei sente la mano pesante, dolente, come un fantasma venuto a reclamare quiete. Lascia cadere la vanga sul campo di asparagi e si avvicina all'odore acre del marito.  - Caro, mi sa che ci siamo spinti oltre.  Non guarda lungo la vallata, sa che nemmeno lui lo sta facendo, lo sa anche se riesce a scorgerne solo un profilo di penombre; penombra morbida della sua barba, penombra tagliente del suo naso.  Nessuno di loro ha voglia di guardare una notte cieca.  - Sì, il tempo è volato, come in un racconto.  - Dici che avremo fortuna? - Con l'orto?  Pausa.  E' una notte piena, questa, così piena da non lasciare respiro ai suoni.  L'uomo si volta verso il chiaro-scuro della moglie, le offre una mano. La moglie la accoglie, grata, c

In memoria

Ci sono scrittori che entrano in generi narrativi predefiniti, in questi si adagiano; alcuni lo fanno bene, molto bene. Altri scrittori, invece, escono dagli schemi e il loro stesso narrare diventa uno stile unico, irripetibile. I primi sono noti, piacciono, vendono, esistono.  I secondi hanno nicchie, a tratti si intuiscono; solo tra questi si trova chi rimarrà nella memoria della Narrativa. GioS P.S.: a rileggerla, sembra una riflessione biblica, qualcosa del tipo "perché di essi è il regno del libro".

Infine

Infine - Giovanni Sicuranza   - Cesare Palladino ha detto? - Paladino, scusi.  - Quante elle? - Una.  - Va bene, una. E di professione? Ci siamo. I passi fruscianti sulla carta perdono slancio, si fermano, e la penna rimane come la fotografia di un pelo nero, inclinato, incarnito, sulla pagina del Registro di Collocamento. La testa della donna si solleva all'altezza del mento di Cesare Paladino, detto O'traghètt, e lo fa con espressione sofferente, insofferente. Una smorfia grassa, con opacità giallo paglierino sui denti, il viso gonfio e fragile sopra un busto immenso, che ciondola con la cautela di una testa di tartaruga.  O'traghètt prova a sorridere, almeno a sollevare le labbra sotto il peso dello sconforto.  - Che faceva, lei, Palladino?  - Cosa facevo? Nella vita? - Perché, adesso è morto? Le iridi miopi della donna sono deformate dallo spessore degli occhiali; lui si sposta appena, solleva lo sguardo, e quelle, distanti, salgono ancora, sempre appi

Un refolo del vento

Ringrazio lo staff di " Leggere a Colori " per la recensione al mio romanzo " Lungo il vento ":  http://www.leggereacolori.com/letti-e-recensiti/recensione-di-lungo-il-vento-di-giovanni-sicuranza/ In particolare ringrazio Fabio Pinna per la video-recensione: