Oggi pranzo in improvvisata compagnia di un lettore "forte", del tipo "mimetico", ovvero con tre aspetti poco condivisi, ma, a mio avviso, positivi e meritevoli di essere riportati:
1) non legge i coelho detti paulo e i brown detti dan, ma spazia con disinvoltura e approfondimenti da Carrère a non-ricordo-chi; narrativa, saggistica e poesia, sono brillanti sinossi della conversazione;
2) dice quello che penso, e che di solito dico allo specchio, ovvero che, rispetto a un abile romanziere, più merito va a chi sa scrivere un buon racconto, tanto che un buon "raccontista" (ma guarda, non c'è un sostantivo per chi scrive racconti?)) saprà sempre ideare un romanzo quantomeno passabile (se ne ha tempo e voglia), ma non sempre un buon romanziere è in grado di scrivere buoni racconti (le eccezioni rendono grande lo scrittore); in effetti, caratterizzare, con la partecipazione di poche pagine. storia e personaggi e dialoghi e ambientazioni, richiede un atto creativo elevato rispetto alla diluizione del romanzo; che poi il racconto in Italia venda poco, interessi poco, bien, lo lascio alle statistiche e ai reconditi significati socio-culturali;
3) il compagno di pranzo è "forte" come lettore e non come mangiatore; aspetto di gran lunga più importante, considerato che mi sono offerto di pagare il conto.
P.S.: precisazione intorno al tipo "forte": non apprezza particolarmente i racconti presenti nelle mie opere edite e si tiene ben lontano da questo blog.
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