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Profili - Giovanni Sicuranza

Il profilo, arcuato nel vuoto, egiziano, dei suoi piedi, il resto di lei supino sul ventre dell'erba e poi c'è Marco, al suo fianco, assolo di desideri ingabbiati. I suoi occhi sono proprio dove lei finisce, sui piedi, dopo averla percorsa tra i capelli, sulle labbra e poi giù, nel ritmo regolare dei seni, respiro lieve come il vento di oggi, e ancora giù, dove l'arco plantare tende all'abisso. 
Una passeggiata insieme, dall'ultimo casolare del paese, fino a quando le gambe hanno sostenuto le risate, le confidenze, e adesso eccoli, stanchi, sdraiati a un soffio dal cielo. 
La Collina dei Senza Tetto è ombra sul paese di Marco. A Lavrange la indicano con questo nome e non importa quello ufficiale, perché in cima, dove ora lei e lui sono sdraiati, uno accanto all'altro, non occorre un tetto, perché le nuvole sembrano sfiorarti i capelli e questo, solo questo conta tra gli abitanti di Lavrange. 
Marco è una nuvola che vorrebbe sfiorare la ragazza e sa che non può. E' una nuvola grigia di tristezza sulle memorie di lei. Lei che parla dell'altro, solo dell'altro, dell'amato lasciato in città, a sudare in officina per costruire il loro futuro, e meno male che lui sa farsi valere, sai, non ho mai conosciuto un uomo tanto di carattere come lui, sai, anche se temo che la crisi stia arrivando anche da noi. 
Sai. 
Marco annuisce, lo sguardo in bilico sui piedi di lei. 
Basta spostarlo un po', pensa, basta pensare di essere sopra un suo alluce e quindi prendere il volo. Dalla Collina dei Senza Tetto alla piazza di Lavrange, solo andata; forse, con un po' di mira, calibrando il tiro, impilato sul campanile. 
Piangeresti per me?
Sei il mio caro amico d'infanzia, risponderebbe lei, dissonanza perfetta.  
- Secondo te si soffre molto a morire da qui?
A Marco occorre un battito di ciglia per capire che la voce è reale. Deglutisce. 
- Come sarebbe?
I piedi di lei, il loro profilo, così egiziano, fragile, si stendono verso il blu; è un blu sporco, rugoso, scie nere di temporale lo spezzano in più parti.  
- E' un posto così romantico, assoluto, vero?
Marco sente le orecchie avvampare di un miliardo di gradi. 
- Vero - rauco, banale. 
I piedi della ragazza ondeggiano come a dire no, da un lato all'altro, a ripetere no, a ribadire no.
- Non è vero che si muore una sola volta.
Lui annuisce, le orecchie ormai sciolte, il rossore che invade le guance e scende fino al petto. 
- Certo che no - riesce a dire, mentre intuisce che il peso sul torace è l'inizio di un disagio sfuocato, smarrito sul senso delle parole di lei.  
- Ecco, è questo che ignoriamo, che il nostro corpo continua a trasformarsi dopo la morte, minuto dopo minuto, e impiega ore, giorni, mesi, persino anni, prima di dimenticare del tutto la propria architettura. Noi continuiamo ad essere anche dopo. 
- Beh, sì, forse c'è una vita anche oltre la vita - fiato pesante, fuori luogo, come rispondere a un brusio indifferenziato. 
- No, non dire scemenze, la mente è un prodotto biologico, muore con il cervello, io intendevo altro. 
I piedi di lei si ritraggono dal baratro, le loro piante sulle piante d'erba. 
Marco è costretto a respirare a fondo, nel tentativo di liberarsi della morsa di disagio. Quando, infine, i suoi occhi compiono il percorso all'inverso, e annaspano lungo il corpo di lei, incontrano uno sguardo partito per altri luoghi, che ha lasciato solo due iridi spente. 
- Non ti seguo. 
- No, non farlo - dice lei - Solo, per favore, racconta al mio uomo cosa hai visto. 
- Ehi - Marco tenta di risalire su stesso con una spinta dei gomiti, ma un piede di lei è lesto a pressargli il ventre e bloccarlo. Una fitta irrompe proprio in fondo alla schiena, dove i denti di un sasso devono avere incontrato l'osso sacro. Marco spalanca la bocca, una volta, due, per ritrovare almeno qualcosa di simile ad un respiro. 
Lei è già in piedi. 
- Digli che io non sono forte come lui, che ho paura del mondo, di questo mondo. 
Un passo verso il confine tra la collina e il vento, e un altro, gli occhi di Marco dilatati sui piedi di lei così delicati, così ultimi. 
- Però spiegagli anche questo, per favore, che muoio ora, ma la morte dovrà lottare a lungo con i miei tessuti prima di annullarmi del tutto. 
Marco ha la bocca aperta e non trova suono, le mani protese verso la ragazza e non trova appiglio. 
- Ricordagli che la nostra dignità ultima rimane nella resistenza delle cellule alla morte. 
Poi ci sono di nuovo i piedi di lei, profilo bello egiziano, flash assoluto sospeso nel vuoto.

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