Buonasera, sono in fase post-traumatica da stress, per cui innanzitutto scusate l'apparente scollegamento di questo post. Comincio a dargli un contenuto, forse, proponendovi la lettura di un articolo a questo link: http://blogs.youcanprint.it/i-5-tipi-di-post-che-coinvolgono-di-piu-i-tuoi-fan; si parla di voi, di me, di voi e me, un tale autoruccolo, nel contesto del "coinvolgimento".
Ecco, non so quanto vi sentiate coinvolti dalle opere sicuranziane, ma questo argomento mi riporta alla mente, a quello che ne rimane, la mia riflessione crepuscolare di ieri (ne parlavo alla bottiglia di un Bacardi Breezer scaduto due mesi fa): l'affanno d'autore.
Quanto spendiamo, tra tempo e idee da proporre per "catturare" il lettore (marketing, correggerebbero alcuni); per un libro, addirittura un solo racconto, nella moltitudine di offerte tra prosa e poesia. Insomma, è come se mi sbracciassi in un ipermercato, saturo all'inverosimile di gente, l'unico aperto di sabato (una volta era così, no?), per farmi notare da quell'elicottero che sorvola veloce, alto. D'accordo, l'ipermercato di solito ha un tetto, e molti piani sopra la mia testa, ma oggi mi viene così, quindi immaginate ad un ultimo piano, soffitto trasparente. E' sabato, piove, la gente ha addirittura soldi da spendere (no, non è l'incipit di un fantasy). E arriva l'elicottero (piccolo e di colore giallo, ecco come lo vedo, ma forse è piccolo per la distanza e forse è giallo perché ho appena letto un testo di medicina tutto evidenziato di giallo paglierino o piscerino). Un elicottero molto veloce, molto in alto.
Questa è l'attenzione media, a mio avviso, che cattura un libro nell'ondata in piena delle offerte. Non analizzo le cause, da qualche parte ne ho già scritto, molti lo hanno fatto in modo approfondito, seguendo vari punti di osservazione; qui mi interessa il fatto.
Non mi riferisco nemmeno alla qualità del libro o del racconto.
Per quanto di buona e originale fattura, l'opera è un prodotto rapido in una carrellata con ritmo da catena di montaggio usurante.
Quindi, mi chiedo, perché continuiamo ad affannarci, ogni volta come se avessimo qualcosa di speciale da offrire, ogni volta come se fosse l'unica.
L'ultima.
E infine, prima di somministrarmi un TSO (se vi incuriosisce il mio destino, cercate il termine), ecco la domanda, esclusiva per voi, a cui chiedo, mi sentite?, vi chiedo di rispondere:
CHE SENSO HA QUESTO BLOG?
[di conseguenza, che senso ha questo post?]
[di conseguenza, che senso ha questo post?]
Grazie.
Giovanni Sicuranza & Sicuranza G.
Immagine: "Folla", Perazzoli
P.S.: lo so, sto offrendo terreno di risposta anche ai soliti "fenomeni" della frustrazione sociale, quelli che si sentono un attimo degni di attenzione lasciando un commento negativo, condito da ironia, eppure la domanda, per voi cerebro-attivi, è seria.
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