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Dove ululano le volpi



Dove ululano le volpi
Giovanni Sicuranza 


Non è bello immaginare le volpi che ululano. 
Provate ad attraversare il paese di Trebenau, sul Carpazio occidentale, entrate nei silenzi della strada che svolta a destra dopo la piazza gotica, che perde l'asfalto sulla salita verso i monti e fermatevi, in attesa, dove giacciono le rovine del Cimitero degli Infanti. 
Lungo è il lamento delle volpi, denso il loro richiamo. 
Sinfonia alla nebbia, non più canto alla luna.
A Trebenau c'è chi dice che le volpi ululano quando la loro cucciolata diventa carne e sangue per altri predatori e allora il cielo diventa di un buio sgomento, svuotato di stelle, nero come mai un pittore potrebbe dipingerlo. 
Durante il mio ultimo vagabondare, l'ho sentito con le mie orecchie. Il vecchio era barba e muco e sapeva di fermenti e di putrescina, eppure, quando parlava, il tempo si annullava e tutto, nella locanda di Trebenau, diventava silenzio.  
I suoi racconti sulle volpi che ululano. Sul niente del cielo. 
Quando ho ripreso il cammino, mi sono fermato al cancello spezzato del Cimitero degli Infanti, dove le ossa dei bambini si consumano nell'oblio del presente, abbandonate dalla peste del XVII secolo.
Ho guardato il cielo e le ho viste, le stelle. Tutte le ho riconosciute. Quella notte era così limpida e naturale da farmi sentire di nuovo rilassato, dopo le chiacchiere del vecchio. 
Le volpi non hanno ululato, quella notte, non un accenno di nebbia ha cercato di confondermi.
Mi sono allontano dal paese di Trabenau e ho proseguito piano, lungo il Carpazio d'occidente, i passi che frusciavano sulla ghiaia. 
Mai ho sentito di una volpe che ulula, non penso sia possibile. Eppure anche oggi, quando un lamento sbuca nella notte, e la gente alza le spalle, sussurrando del vento del bosco, ho un brivido. 
Penso alle volpi, alla morte di una cucciolata. Penso al cimitero dei bambini uccisi di peste. 
E se non guardo subito alla luna, ai detriti del tempo che portano la luce delle stelle, non mi sento tranquillo. 

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