Boiler
Giovanni Sicuranza
Nei residui di un treno regionale della tratta Modena-Mantova.
Lei, seduta di fronte, trasforma in bolo un panino al prosciutto. Crudo, mi fanno intendere i lembi tra i denti.
Il particolare non è il modo in cui mangia, è la sua canappia. Un'erezione di naso che spezza atomi d'aria viziata.
Si gira verso il finestrino, Canappia, e la cartilagine alare sinistra è un primo piano che schianta un moscerino.
Dal citofono gracchiano "Mantova, fine corsa", il moscerino cade. Non credo sia un grande evento, insomma, era già stordito dall'alitosi del tipo seduto al fianco di Canappia e si muoveva piano, con volteggi dispnoici, intorno al panino.
Una supplica, più che un volo.
Il moscerino giace supino su un ginocchio di Canappia, proprio dove lei appoggia il residuo del pasto.
Canappia guarda la nebbia e si lecca le labbra; l'attimo dopo, riporta il panino in bocca e il moscerino ne è già parte.
Cerco di fissarla tra i denti, sbircio sperando di non essere indiscreto. Di non essere svelato. Mi chiedo se riuscirà a ingoiare l'insetto prima della bomba che ho sistemato sotto il mio sedile. Prima che faccia "bum!".
Che ci renda tutti un unico bolo.
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