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Apotrépein

Apotrépein
Giovanni Sicuranza

Nel periodo di sospensione tra il mondo dei vivi e quello dei morti, approssimativamente dal primo novembre al sei gennaio, si annoverano riti apotropaici. Si tratta, cioè, di strategie atte ad allontanare i defunti, o altre creature degli inferi, che variano di poco nel nostro Paese e sono punto di unione tra credenze pre-cristiane e usanze attuali. 
Ecco un elenco non esaustivo: il fuoco; l'uso di addobbi di colore rosso (al fuoco correlato); il ceppo, bruciato per molti giorni in ambito domestico; l'albero o, più in generale, una pianta con foglie a punta (stella di Natale); l'allegria, lo scambiarsi doni, contrapposti alla paura e al lutto; il rumore e il suono, contrapposti al buio, anche uditivo, del cadavere. 
Questi ultimi, in particolare, oggi si ritrovano, rispettivamente, nei "botti" di Capodanno e nella musicalità delle campane. 

Non mi interessa se, e in che modo, ci crediamo; non mi interessa la trasformazione di tali riti in "altro" di più spensierato e commerciale. 
Del resto, il significato profondo di questo periodo non ci sfugge del tutto; lo sanno bene, ad esempio, nel mondo grande schermo, dove film horror-surreali si svolgono nel periodo di Halloween o di Natale (si pensi al perdurare del fascino di "The Nightmare Before Christmas", scritto da Tim Burton, in cui si confrontano, senza vera soluzione, il mondo di Halloween e quello di Natale)

Queste superstizioni svelano il noi inconscio, inteso come memoria collettiva; nell'atteggiamento profondo verso la morte, passivi nel tempo ciclico che governa il mondo, siamo ancora gli stessi attraverso il paganesimo, il cristianesimo (che si è impossessato di molti riti pagani, adattandoli allo scopo di conversione delle masse) e la laicità.

Nel video tratto da Youtube, una celebre marcia funebre. 
Una cadenza apotropaica, che, oltre l'estetica della musicalità, ha lo scopo di rendere omaggio al defunto, placandolo. 


Si tratta di mera superstizione, anche se la collettività ha elaborato questo ed altri riti nella necessità di proteggersi, di rafforzare il confine tra il respiro dei vivi e quello dei morti. 
Non credeteci, affidatevi solo alla vostra curiosità e alla bellezza delle note. Ma se vorrete assicurarvi dell'assenza di ombre in sovrannumero, di sfumature estranee tra voi o i vostri cari,  se lo farete prima di riprodurre il video, così, tanto per non rischiare nulla, nessuno verrà a saperlo. 
Buona transumanza. 

Commenti

Riflessione in do minore intorno a "Infero Agreste", prossimo romanzo di Giovanni Sicuranza.
Agriturismo di confine.

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