Anche oggi, come in altre circostanze in cui si discute dei miei libri, e delle mie tematiche, è arrivato l'atteso nesso di causa:
"Lei, da medico legale, avrà di che trarre ispirazione per le sue storie".
Sorrido, appena, e, vedete, non rispondo.
Lascio che crediate.
Da un lato, mi dico, è scontato mettere in relazione un medico che indaga sulle morti (anche sulle morti, prego) con uno scrittore della morte.
Troppo scontato; infatti basta che io non risponda e chi è con me annuisce, sollevato.
Sono così pochi i racconti tratti dalle mie esperienze di medico legale, che nemmeno fanno statistica.
Questo, in genere, non lo svelo.
Perché, a volte, c'è un motivo più profondo, legato al mio trattare l'evento morte, il tabù, con naturalezza.
Trovare una ragione, una spiegazione logica, deduttiva, alle mie tematiche, serve anche a rassicurare.
Come dire: "Ah, ecco, non è un tipo strano, è solo il suo lavoro".
Commenti