Non so voi, io, tra un vagabondaggio e un arrembaggio, sto terminando la stesura di "Polvere di Silenzi".
Tanto che, quasi, volevo abbandonarlo, questa mattina.
Poi ho riletto tutto il ciarpame accatastato in oltre 150 pagine (formato A4), le mie feci narrative, e, dai, come non continuare?
Tutti noi scrittori, scrittorini e scrittoroni. Sudati davanti le stufe dei PC.
Ognuno di noi a produrre e consumare, protesi di creatività estive.
Ognuno di noi nel suo "speciale" libro.
Ognuno di noi un intasamento di prosa e poesia.
Editi, quasi tutti editi, siatene oramai certi. Cambiano i tempi di attesa. Subito o nei seguenti mesi (scovata la Casa Editrice, seguendo i ritmi editoriali).
E-book e cartaceo. Magari in offerta lancio gratuita.
Aspettate, stiamo scrivendo il nuovo libro che, dovete saperlo, merita di essere letto.
E' il nostro mantra e vi conviene fingere di crederci.
In estate il tempo è un po' più libero, un po' più spensierato, anche se in disorientamenti da crisi è quasi un'onta scriverlo.
Noi autori, d'estate, proliferiamo personaggi.
Siamo catene di incubatrici.
Come quando il tempo, fuori, era pessimo; come quando la televisione non riusciva ad inglobarci del tutto; come quando i rapporti erano di carne e umori, non solo virtuali.
E scopavamo. Ma scopavamo davvero.
Tanto che, nolenti o volenti, ci poteva scappare il marmocchio.
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