Passa ai contenuti principali

Da chi è stato a Città di Solitudine.



Recensione di "Città di Solitudine" a cura dei collaboratori di DANAE Libri

SCHEDA DI VALUTAZIONE
Selezione del Catalogo DANAE - Lettura Incrociata

Titolo: Città di solitudine
Autore: Giovanni Sicuranza 
Genere: Antologia (narrativa)

(SCHEDA PER L’EDITORE)

Inquadramento dell’opera
Città di Solitudine è un libro di racconti, che si richiama, per luoghi personaggi ed atmosfere, ad “Antologia si Spoon River”, ma con una originale scelta di alternanza tra prosa e poesia che impreziosisce i vari racconti e, grazie al carattere spesso proemiale delle poesie, genera nel lettore uno stato di attesa e curiosità che accentua il piacere della lettura.


I racconti, che hanno la particolarità di concludersi tutti con la morte del protagonista o di un personaggio vicino ad esso, affrontano temi come la morte, la drammaticità del caso, e sondano gli aspetti più cupi e imprevedibili della psiche e dell’animo umano. In rapporto a tali elementi essi si svolgono tutti in un’ atmosfera lugubre e spettrale (una perenne nebbia di morte, un burrone che ha mietuto tante vittime, la costante presenza di un cimitero che sovrasta la collina come un perenne monito alla vita e alla sua caducità), dove, in altrettanto piena sintonia, si inseriscono vicende e personaggi segnati spesso da una follia e bizzarria, di richiami a volte pirandelliani, che lascia il lettore a bocca aperta; un mondo dominato da agghiaccianti scherzi della sorte, da omicidi e suicidi; un mondo in cui ci si può trovare a parlare con uno spettro dalle complete sembianze umane, dove l’uomo si abbassa senza proteste a far le veci di un cane, dove la fame spinge al cannibalismo; dove in definitiva ogni più impensabile follia e stranezza, pur lasciando il lettore sbalordito, sa trovare una sua piena giustificazione, e ciò grazie anche alla particolare struttura dell’opera, caratterizzata da una cornice e da una singolare e ambientazione, che la rende più di un semplice libro di racconti.
La cornice è costituita dal primo e dall’ultimo racconto, che vedono come protagonisti rispettivamente il custode del cimitero e suo nipote. Il custode, che assume maggiore risalto, si presenta come il narratore delle successive bizzarre e folli storie; mentre il Breccia, che prende il suo posto e chiude (?) la saga nel secondo volume, appare come elemento di continuazione di quel dolore, di quella follia e di quella misteriosa conoscenza dei segreti della città di solitudine.
La singolare ambientazione dei racconti, in realtà, è costituita da Fine viaggio e Cimitero di Solitudine: luoghi lugubri, misteriosi, con un tragico passato; luoghi quasi fuori dal mondo, e specchio o sorgente di quella follia e dolore che anima i loro abitanti. 
La lettura infatti mostra una forte relazione tra il cupo ambiente di vita e l’oscura e spesso deviata psiche degli abitanti del luogo, e ciò costituisce non solo un elemento di collegamento tra i diversi racconti, ma anche un motivo di curiosità ed interesse nel lettore.
La cornice e la comune ambientazione contribuiscono, in definitiva, a stringere dei forti legami tra i vari racconti, facendo sì che il lettore non salti tra storie tutte diverse e slegate tra loro, come nei comuni libri di racconti, ma venga introdotto in un vero e proprio microcosmo, che presenta sì segni di modernità, ma vaghi e limitati, perché non sono in grado vincere la nebbia, il dolore e la follia che imperano. In questo microcosmo, in questo strano mondo nel mondo, paiono dominare leggi fisiche e psicologiche particolari: la morte, la solitudine, il dolore, gli scherzi della sorte e quanto di più impensabile possa accadere sono parte integrante di quelle leggi, e l’unica reazione possibile e quasi naturale ad esse, perciò giustificata, sembra proprio quella follia che lascia il lettore senza parole.

Sinossi
Nel 919 d.C. un gruppo di liberi homines, che non accetta il dominio temporale del nuovo Stato Pontificio, trafuga dalla chiesa vescovile di Novaria il primo manoscritto dell’Editto di Costantinopoli e inizia un esodo che si conclude con la fondazione di un paese, chiamato Fine Viaggio, in cui tutti sperano di vivere in pace, sicuri che, tenendo in ostaggio quel documento, nessuno avrebbe fatto loro del male. Sulla collina sopra il paese costruiscono, invece, non una fortezza, ma un cimitero, chiamato da loro Cimitero di Solitudine. Dopo circa un anno di pace gli abitanti di Fine Viaggio vengono scomunicati, e le truppe papali entrano nel paese e torturano, bruciano sui roghi e li seppelliscono vivi nel loro cimitero.
Secoli dopo, nei tempi moderni, Fine Viaggio, con la perenne nebbia che l’ avvolge ( formata secondo la leggenda dai resti degli antichi fondatori massacrati ) e Cimitero di Solitudine sono i luoghi in cui si consumano le drammatiche storie narrate, che vedono come protagonisti i discendenti di quegli sventurati pellegrini.
L’opera si apre con un’ atmosfera lugubre e notturna: il misterioso custode del cimitero nell’ultima notte della sua agonia si adagia accanto alla lapide del prete del paese, suo padre, e inizia a raccontare le tragiche e poco note vicende degli abitanti di Fine Viaggio. Da qui si dipartono i vari racconti in cui si alternano assassini, suicidi, follie, fantasmi, segreti inconfessati e tremendi scherzi della sorte, finché al termine, il custode, con un tremendo carico di dolore alle spalle, decide di prendere il suo vero posto nel cimitero, come a riprendere o a riaprire un ciclo di dolore e follia mai conclusosi.



Stile
La narrazione ha un buon ritmo, a cui contribuiscono sia gli sconcertati eventi descritti e i continui colpi di scena, che lasciano il lettore a bocca aperta, sia l’ottimo stile, che, nel sapiente e ricercato uso lessicale e sintattico (mai però difficile o noioso ), si accorda perfettamente con l’ andamento narrativo e con le cupe atmosfere in cui gli eventi si svolgono.
L'autore riesca a ben alternare parti descrittive a quelle di introspezione psicologica, accompagnando il lettore nella psiche dei personaggi (spesso prima degli eventi che mostreranno la loro insania), ma senza svelargliela del tutto, creando così uno stato di attesa e curiosità che accentua la sorpresa, l’interesse per la lettura e il suo piacere.
L’impostazione è drammatica e lascia il lettore in un costante stato di tensione, soprattutto dopo che la lettura dei primi racconti gli ha svelato di trovarsi dinanzi ad un mondo diverso da quello comune, dove morte e follia sono quasi normalità. Alle vicende più crude si alternano inoltre momenti di amara ironia ed altri che spingono alla riflessione sull’esistenza, donando varie sfaccettature al testo ed arricchendolo.

Potenzialità
Il ciclo di Città di Solitudine ("Storie da Città di Solitudine e dal Km 76", "Ritorno a Città di Solitudine") è un testo che – nonostante qualche punto su cui intervenire con operazioni di editing – risulta sin da subito efficace, intenso, in grado di offrire una lettura godibile ed emozionante. Per via delle sue tematiche (poco discusse, ma strettamente legate alla natura e all’esistenza umana) e della crudezza e drammaticità delle storie narrate si rivolge ad un pubblico maturo, sia colto che meno, per lo più appassionato ai generi horror, thriller, psicologico o ad una letteratura alternativa che mostri gli aspetti più oscuri dell’esistenza, ne offra inconsueti spunti di riflessione. E non annoi.

La narrazione è perfettamente inserita in una realtà ben precisa, quella di un piccolo paese di provincia. Le descrizioni dei posti, i riferimenti artistici e le descrizioni dei personaggi riescono a essere sufficientemente amalgamati con le vicende, denotando una grande capacità persuasoria e creativa dell'autore. 
L’ambientazione è pertanto funzionale al tipo di storia raccontata ed è descritta in maniera dettagliata e accurata.
Gli spunti offerti dalla narrazione sono numerosi e vengono sempre colti e ben approfonditi dando vita ad un tessuto narrativo complesso e ricco di problematiche. Si troveranno quindi diversi episodi, dalla violenza sessuale sulle donne, agli orrori della guerra, a storie d’amore mai consumate; le scene hanno sempre un carattere fortemente reale in quanto descritte in modo approfondito.

Le descrizioni degli ambienti e dei personaggi sono ben approfondite e mai casuali così come le tematiche trattate. Nonostante nel testo si intreccino varie storie, gli episodi narrati sono giustamente collocati permettendo al lettore di seguire bene la vicenda e di appassionarsi ad ognuna di esse.
Il lirismo, a volte, lascia il posto a note più vibranti e possenti, ed è qui che lo stile si fa più impetuoso, incalzante, passando da una certa aggettivazione ad un’altra.
Il racconto procede in uno stile posato e limpido, a sprazzi vivacizzato da brani di intensa drammaticità, che inducono il lettore ad una forte partecipazione emotiva.

Personaggi
I personaggi sono ben delineati e sufficientemente caratterizzati: si tratta di una galleria variegata di tipi che coprono molte categorie e mestieri umani. Nel testo troviamo la prostituta, la professoressa, l’edicolante, il libraio, la fornaia, la bambina, lo scrivano, il cieco accompagnato dal suo fedelissimo cane, il violinista… insomma il paese intero. Alcune descrizioni sono estremamente dettagliate: si veda ad esempio la descrizione del custode: “Le rughe segnano territori confusi nella geografie del viso […] Ondeggia sulla gamba destra, un po’ più corta dell’altra dopo l’intervento chirurgico”.
Attraverso le poesie e il racconto in prosa, l'autore riassume le vite intere dei personaggi che svelano i legami d’amore e di odio che avevano nella loro vita.

Stile
Per quanto riguarda lo stile dell’opera sia la poesia che la prosa sono scorrevoli e lineari, prive di ridondanze baroccheggianti che rischierebbero di rendere pesante la lettura.
Il ritmo narrativo non è mai piatto e lo scrittore crea immagini dalla grande forza visiva, dando vita a metafore e similitudini originali e ben strutturate (si vedano ad es. p. 40 “Il vento corre alle scarpe dell’uomo, si arrampica su, fino alle caviglie, e lì giunto si adagia per lambirle di brividi”; p. 255 “Angelica annuisce, in un soffio di odori che sussurrano alla mia sessualità assopita su piaceri di solitudine lunghi mesi. Pieni di lacrime”; p. 30 “L’uomo cieco sorride senza colori”; p. 38 “Gli ultimi raggi di un sole trionfante sulla collina del cimitero, quaggiù a valle cominciano a morire nella lotta impari con la nebbia”). 

Il lessico
Giovanni Sicuranza ha ad un ampio e variegato bagaglio culturale, che gli permette di muoversi liberamente passando dalla prosa alla poesia con estrema facilità. Sul piano lessicale, l’uso di certi aggettivi e la loro combinazione è originale e ha un grande potere immaginifico, rendendo la lettura scorrevole e mai scontata e noiosa. La vicenda narrata risulta appassionata e la variegata galleria di personaggi seduce il lettore coinvolgendolo in un’avventura che diventa lo spunto per una riflessione stimolante sulla condizione umana.
Città di solitudine è un testo che – nonostante qualche lieve distrazione espressiva e qualche punto in cui intervenire con operazioni di editing – risulta fin dalle prime pagine intenso, efficace e in grado di offrire una lettura piacevole e godibile, permettendo di scandagliare l’animo umano. Per suddetti motivi e per il diffuso interesse che le tematiche ricoprono, il testo può contare su un pubblico maturo quanto più giovane, che può tanto penetrare a fondo i risvolti dell’uomo, della società in cui vive e delle vicende che si trova a vivere, così come godersi una lettura appassionata ed emozionante.
Per suddetti motivi il testo è proponibile alle case editrici.




Commenti

Post popolari in questo blog

Esempio di Relazione medico legale. La Valutazione Multidimensionale dell'Anziano

Tolti i riferimenti nel rispetto della riservatezza (vi piace di più "privacy"?), riporto una mia Relazione scritta in risposta al parere negativo del Consulente Medico d'Ufficio, incaricato da un Giudice del Tribunale del Lavoro di rispondere sulla sussistenza dei requisiti per l'indennità di accompagnamento. Non cominciate a sbadigliare, non è troppo tecnica, forse persino utile per comprendere anche aspetti di interesse sulle autonomia della personza anziana (e non solo). Dott. Giovanni Sicuranza Medico Chirurgo Specialista in Medicina Legale cell.: 338-….. e-mail: giovanni_sicuranza@.... Controdeduzioni medico-legali a Relazione di Consulenza Tecnica d’Ufficio del Professore Libro de’ Libris Causa: Itala NEGATA / INPS RGL n. … Premessa. Nella Relazione Medico Legale di Consulenza Tecnica d’Ufficio, redatta il 15.08.2009 in merito alla causa in epigrafe, il professore Libro de’ Libris, incaricato come CTU dal Giudice del Tribunale

Afasia e disabilità. Tra clinica, riabilitazione, medicina legale.

Premessa. 1. La patologia. Il linguaggio è una capacità esclusiva della specie umana e circa 6000 sono le lingue attualmente parlate in ogni parte del mondo. Espressione del pensiero, il linguaggio è il più complesso sistema di comunicazione che assolve alla funzione della regolazione sociale ed alla elaborazione interna delle conoscenze. Tra i disturbi del linguaggio, le afasie abbracciano una molteplicità di tipologie strettamente collegate ai vari livelli di competenza linguistica compromessi (fonetico, fonemico, semantico, lessicale, sintattico e pragmatico). Gli studi sull’afasia iniziano più di un secolo fa quando l’antropologo francese Pierre Paul Broca (1824-1880) utilizza il metodo anatomo-clinico per descrivere, da un lato, le caratteristiche del disturbo del comportamento e, dall’altro, le peculiarità della patologia che ha danneggiato il sistema nervoso di un suo paziente, passato alla cronaca con il nome di “Tan”, unico suono che riusciva a pronunciare, affetto da afasi

In limine vitae

In limine vitae - Giovanni Sicuranza Sa, Alfonso Vasari, Professore della Cattedra di Medicina Legale di Lavrange, che è terminato il tempo dell'ultima autopsia. Tra le dita bianco lattice, tra polpastrelli con ovali di sangue rubino, nei fruscii di tessuti sfiniti, stringe il muscolo più bello e nobile del suo cadavere. Il cuore della donna è sano, anche dopo la fine, nonostante si stia già trasformando in altro. Tre i bambini, tre le giovani donne, uno l'uomo anziano; sette le vite passate alla morte per gravi politraumatismi da investimento pedonale. Tutte avevano un cuore che avrebbe respirato ancora a lungo.  E' delicato, Vasari, mentre lascia andare il muscolo della ragazza nel piatto della bilancia, nero di memorie, di sangue e di organi. 260 chilogrammi, legge sul display verde, e spunta una voce tra gli appunti. Solo un fremito di esitazione, poi con la biro, segna qualcosa, veloce, sussulti blu notte sulla pagina grigia, che potrebbero essere ortogra