Intervista a Giovanni Sicuranza, autore del libro "Il colera ai tempi di Sanremo"; a cura di Mentina Audience.
- Buonasera, Sicuranza. Il suo libro è uscito solo pochi giorni fa, per Autori Illusi Editore, ed è già in cima alla classifica, accanto alla compilation "SanremoTremo". Ci può dire come mai?
- Non so, credo che ci ho scritto un saggio con pochi errori, questa volta, ecco. Anche le fotografie sono belle, vero? Prenda quella con l'Ariston in fiamme, ecco. Ah, poi le parole sono scritte in grassetto, carattere 40, doppia linea di spaziatura.
- Quante pagine?
- Due.
- Bene, questo senza dubbio spiega il successo di pubblico, tuttavia, scusi, Sicuranza, ci sembra che abbia trattato un tema senza essersi informato. Nella quarta di copertina, infatti, leggo "Scritto da uno il quale non vede Sanremo".
- Eh, però lo sento, lo leggo, però. La radio ti azzanna alle spalle con la compilation, Facebook è gorgonzola di notizie musicali, tipo chi ce l'ha più lungo. Lo spacco, intendo. A proposito, alla fine chi ce l'ha, Morandi, Celentano?
- E perché il titolo?
- Guardi, sono un medico. Le assicuro che ogni anno, durante il festival, ci sta una recrudescenza della malattia. Oh, ma in tutta Italia, dico! L'OMS non sa ancora se causata dal freddo o dal programma, ma certo che nell'epoca della televisione satellitare si assiste a un dato interessante.
- Non mi dica. I casi di colera si diffondono anche all'estero, in chi guarda Sanremo.
- No, in chi subisce Sanremo.
- Se lo dice lei. A me, sinceramente, sembra che questo parlarne male sia un tormentone, almeno quanto il Festival.
- E' vero, sono tormentato e tormento.
- Però deve a Sanremo il successo letterario. Lo ammetta.
- Ma però io credo che vendo moltissimi libri, dovendo questo alla gente cui piacciono il mio modo di scrivere.
- E all'effetto di questa intervista. Mi scusi, Sicuranza, interrompiamo. Urgenze di toilette.
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