Folle
Giovanni Sicuranza
La donna delle pulizie è caduta.
Il trauma cranico le ha ucciso un migliaio di sinapsi.
Per il resto, la Cooperativa non ha ancora inviato una sostituta e sono già trascorsi due giorni.
Significa quarantotto ore di ipermercato lasciato in balia degli umori di una città.
Significa venerdì e sabato senza che uno straccio sia nemmeno pensiero che sfiora pavimenti, mura, oggetti.
La folla si accalca ovunque, ha propaggini tese una sull'altra.
Si muove compatta e scura, come sciame di cavallette ai venti.
Frenesie variabili di percorsi, rapide lungo il famelico consumismo della sopravvivenza.
Non cerca sconti, questa massa, non è interessata alle offerte.
Le interessa solo entrare e uscire. Sempre più numerosa.
L'uomo legge "Toilette", dall'altra parte del corridoio, la donna fa lo stesso.
Sono terreno immenso, fertile, e non lo sanno.
Abbassano la maniglia quasi in simultanea. Lui libera la lampo dei pantaloni, lei tira collant e mutandine a mezza coscia e si siede.
Chiudono gli occhi, senza vedere la folla, voyeurs in agitazione, tesi su ogni loro poro.
Fiotti di urine svuotano lui e svuotano lei. Cascate gialle, fumanti, in un sincronismo quasi perfetto.
Sui volti si spalma soddisfazione.
L'uomo chiude la lampo, e lo "zip" è un sibilo lungo come il suo sospiro sereno, la donna si alza con un senso di liberazione. Intanto sono bersaglio di centinaia di estranei.
L'uomo strofina le mani sui pantaloni, pensando che, tanto, sono già sporchi di lavoro.
Moltitudini ne approfittano.
La donna si lava le mani. Il sapone sa di vaniglia ed è piacevole, così come asciugarsi le mani sul nastro dell'asciugamano colore pastello.
Moltitudini non perdono l'occasione.
Quando si ritrovano, l'uomo e la donna sono esseri rinnovati e privi di consapevolezza.
- Ciao.
- Ciao, cara. Andiamo?
- Dobbiamo vedere se c'è il digitale in offerta.
- Ne approfitti perché pago io, vero?
- Sei un tesoro. Vieni, dammi la mano.
Lui e lei, dita che si intrecciano lungo i tunnel dell'ipermercato.
Anche i batteri lo fanno. Intersecano percorsi, uniscono protuberanze, passando da un corpo all'altro.
Sono progenie senza fissa dimora, nei campi di accoglienza dei bagni pubblici.
L'uomo e la donna parlano, ridono, e intanto scambiano germi. Io ne do un miliardo a te, tu ne dai un miliardo a me.
Di Streptococchi fecali, di Stafilococchi aurei.
Dentro i bagni pubblici, altri chilometri di batteri attendono.
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