Passa ai contenuti principali

Dagli Oceani - Giovanni Sicuranza

10 agosto 2011, Isla del Diablo.

Gentile Sig. Edgar Trenz,

ho appena ricevuto una fornitura di nidi di rondine per il mio ristorante e mi affretto a scriverLe, stupito per i motivi che capirà non appena si sarà rimesso dall'intervento e potrà infine leggere.
Come Le avranno riferito i Suoi fedelissimi lavoratori, ho effettuato l'ordine alla Sua Ditta "Vicende di Trenz" ieri pomeriggio e, dopo solo venti ore, mi ritrovo tra le mani un pacco imballato con cura, consegnato da un sorriso smagliante, quasi vero, con la devozione stampata sui denti neri. Ho allungato una mancia di pochi euro a quel sorriso, lui si inchinato, tanto da sbavarmi sulle ciabatte, e, certo per l'emozione, persino il suo sedere mi ha omaggiato con un lungo peto. Per qualche secondo una nube nera, fetida come il gorgonzola prodotto dalla Ditta a Lei concorrente, "Le bastardate di Trenz", ci ha uniti. Ho provato compassione e amore per questo Suo fattorino, tanto da decidere di tenere con me, per sempre, una parte di lui. Se sopravviverà all'emorragia, Le chiedo cortesemente di elogiarlo e promuoverlo a Suo lecca-lecca. In caso contrario, sa già cosa farne,
Intanto farò in modo da trovare un degno posto per i suoi denti neri. In fondo, è un omaggio anche a Lei, Egregio Signor Trenz.
Mi scusi, divago.
La solitudine, la vista sull'Oceano Atlantico dal mio patio, fanno questo effetto.
Ma credo Lei lo sappia, visto che mi sono personalmente occupato di porre fine alle sofferenze di Sua moglie e Suo figlio.
Poveretta, la Signora, me la saluti quando la incontra al cimitero.
La ricordo sempre, sa, con immutato affetto.
Un gomitolo scuro, gettato sul divano, a piangere e piangere da quando il Vostro amato, unico figlio ha massacrato mia figlia e le ha donato una pelliccia fatta con i suoi capelli e quelli delle altre donne.
"Brucio d'amore per te", gli scriveva mia figlia, ricorda?
A proposito, il suo corpo carbonizzato, rigido come una scultura in legno, spero faccia ancora bella figura nel Suo giardino, Egregio. Anche se, priva dei capelli, che fluivano biondi fino alle caviglie, a volte mi viene il dubbio che mia figlia faccia sfigurare l'armonia di tutti i cadaveri di donne carbonizzate, esposte a lambire i viali della Sua Ditta.
Eppure Sua moglie non gradiva quella pelliccia, diceva che era di seconda mano, che avrebbe preferito peli pubici, più intimi, più veri.
Ero il padre dell'ultima vittima. Per questo Suo figlio, l'Illustrissimo Primario della Clinica "La vita lunga", è stato tanto premuroso da spedire proprio a me la pelliccia di capelli.
Ancora la indosso, quando il vento graffia dall'Oceano e le mie vecchie articolazioni si lacerano in piaghe di dolore. Sua moglie sbagliava nel considerare di seconda scelta questo nobile vestiario.
Comunque anche queste sono notizie che Lei conosce, così come sa che proprio in quell'occasione ho avuto notizie della Sua Ditta e sono diventato il Suo più affezionato Cliente.
Quello a Lei più gradito, perché l'ho liberata in un giorno solo di moglie e figlio.
Sì, sa tutto, ma, la prego, mi faccia ripetere.
La prolissità mi ha spinto lontano. Nel senso che, per troppo parlare, nessuno, a parte una figlia sorda, mi ha voluto accanto, nemmeno il mio Paese.
Ah, Egregio, almeno questa vicenda non lo conosceva, vero?
La Patria mi ha esiliato su quest'isola, con la raccomandazione di aprire un ristorante cinese, solo perché i cinesi, in gruppo, parlerebbero quanto me. Mi permetta, come ho scritto al nostro amato Presidente, io non credo proprio. E che questa lunga lettera ne sia testimonianza.
Ma ora voglio finire. Forse, mentre scrivo, l'hanno già operata e ha già terminato la convalescenza. Glielo auguro, mio caro Sig. Trenz, così può leggere subito e capire il motivo del mio disappunto. Iniziale disappunto, tengo a precisare.
Però manca l'ultimo tratto da ripercorrere, la cerniera tra quanto ho scritto prima e quello che ho appena intuito.
Mi permetta, quindi, e solo per arrivare al dunque, di sfoggiare ancora la mia prolissità.
Quando sono arrivato su quest'isola, ho scoperto, sbigottito, che i cani erano solo diciassette, tredici i gatti. Tutti sterilizzati.
Nonostante questo, il mio ristorante è andato avanti un mese.
Poi è arrivata la carne umana, con l'offerta dei Suoi cari, per l'appunto.
Suo figlio era già morto prima che gli tagliassi il collo, me lo ha svelato lui stesso. Era morto da quando Sua madre aveva rifiutato la pelliccia. Morto di delusione.
Sua moglie era già cadavere prima che le spaccassi il cranio, me l'ha confidata lei stessa. Morta di delusione per un figlio tanto ingrato da regalarle "piccinerie".
La Legge non mi ha toccato, perché uccidere un morto non è reato, e in più ho avuto le lodi dei Clienti. I Suoi cari mi hanno dato l'idea e la qualità per lanciare il Ristorante.
Da allora, grazie alla Sua Ditta di Pompe Funebri, il nostro accordo, la nostra stima, si sono consolidate.
Fino ad oggi, Lei è stato solerte a spedirmi i migliori assaggi della Sua clientela, ordine dopo ordine, e riconosco che un servizio come il suo, persino a domicilio, non può che essere motivo di vanto per il mondo civile.
Eppure oggi, Suo servitore a parte, ho temuto la Grande Delusione. Perché ho ordinato i Suoi occhi, Signor Trenz.
I suoi occhi con i riflessi dell'Oceano, la prelibatezza gelatinosa per il dolce della domenica.
E invece ho ricevuto nidi di rondine.
Nidi di rondine.
Mi viene da pensare proprio al Suo fattorino dai denti neri e gli occhi asiatici (li ho risparmiati: era tanto aggraziato il sorriso, quanto vacuo la sguardo) e tuttavia non capisco il motivo di un errore tanto clamoroso, dopo anni di onorata complicità.
All'inizio, lo confesso, ho persino pensato a un messaggio, un modo per suggerirmi di occuparmi di nuovo di autentica ristorazione cinese, ma non sarebbe stato degno della Sua levatura professionale.
Eppure, mi sono chiesto, il Signor Trenz non può sbagliare così.
Una bella differenza, di contenuto, di lessico, di pronuncia, tra i Suoi occhi e i nidi di rondine.
Nemmeno capisco cosa se ne fa, ora, di quegli occhi che Le stanno sostituendo. Trapianto di retina e protesi, me lo ha scritto Lei stesso, una settimana fa, ricorda? Potrei venderli a Lei, ha aggiunto, e comunque i nuovi non mi ridaranno la vista, vedrò solo ombre.
E dunque?
Una rondine non fa primavera, si diceva dalle mie parti, prima che il Governo abolisse le stagioni per risparmiare, per annoiarci in un tempo senza nomi e farci provare maggiore stimolo compensatorio nelle spese fasulle.
Ma nemmeno questi quattro nidi di rondine fanno un ristorante, mio caro Signor Trenz.
Dopo i Suoi cari, ho provveduto a eliminare i Suoi nemici, i Suoi rivali e poi persone scelte a caso, in modo discreto, educato. Rispettoso. La nostra società è piena di persone che vivono e sono già morte dentro.
Ho incrementato il Suo nobile lavoro funebre, come dal Lei richiesto, e, in cambio, Lei ha fornito il mio ristorante di lombi e cervella.
Ed ora eccomi, a guardare l'Oceano gonfio di vita e morte e i quattro nidi di rondine che il vento fa rotolare sul tavolo.
Li ho svuotati.
Perché, infine, ho capito. Ho capito e, non mi vergogno ad aggiungerlo davanti all'Oceano, ho gonfiato i miei occhi con mareggiate di pianto.
Così, nonostante la delusione iniziale, rinnovo con maggiore forza, entusiasmo oserei dire, la richiesta dei Suoi occhi.
Saranno un piatto ancora più originale, saporito. Il ripieno dei nidi di rondine. Due per i Suoi occhi.
Gli altri due per i miei. Mi permetta, non sfigurano affatto difronte alla fulgore del Suo sguardo.
Ecco, credo sia proprio questo il messaggio che voleva darmi. Sciocco a non capirlo subito. Nessun errore da parte Sua, non poteva essere.
Lo spunto, invece, per un'idea sublime.
Privarci della vista, dando un comune senso al nostro lavoro.
L'ultima prelibatezza offerta da due uomini che si sono stancati di essere così banali da rubare la morte a morti che camminano.
Con ossequi, Suo affezionato Sig. Angelo De Visu

Commenti

Post popolari in questo blog

Esempio di Relazione medico legale. La Valutazione Multidimensionale dell'Anziano

Tolti i riferimenti nel rispetto della riservatezza (vi piace di più "privacy"?), riporto una mia Relazione scritta in risposta al parere negativo del Consulente Medico d'Ufficio, incaricato da un Giudice del Tribunale del Lavoro di rispondere sulla sussistenza dei requisiti per l'indennità di accompagnamento. Non cominciate a sbadigliare, non è troppo tecnica, forse persino utile per comprendere anche aspetti di interesse sulle autonomia della personza anziana (e non solo). Dott. Giovanni Sicuranza Medico Chirurgo Specialista in Medicina Legale cell.: 338-….. e-mail: giovanni_sicuranza@.... Controdeduzioni medico-legali a Relazione di Consulenza Tecnica d’Ufficio del Professore Libro de’ Libris Causa: Itala NEGATA / INPS RGL n. … Premessa. Nella Relazione Medico Legale di Consulenza Tecnica d’Ufficio, redatta il 15.08.2009 in merito alla causa in epigrafe, il professore Libro de’ Libris, incaricato come CTU dal Giudice del Tribunale

Afasia e disabilità. Tra clinica, riabilitazione, medicina legale.

Premessa. 1. La patologia. Il linguaggio è una capacità esclusiva della specie umana e circa 6000 sono le lingue attualmente parlate in ogni parte del mondo. Espressione del pensiero, il linguaggio è il più complesso sistema di comunicazione che assolve alla funzione della regolazione sociale ed alla elaborazione interna delle conoscenze. Tra i disturbi del linguaggio, le afasie abbracciano una molteplicità di tipologie strettamente collegate ai vari livelli di competenza linguistica compromessi (fonetico, fonemico, semantico, lessicale, sintattico e pragmatico). Gli studi sull’afasia iniziano più di un secolo fa quando l’antropologo francese Pierre Paul Broca (1824-1880) utilizza il metodo anatomo-clinico per descrivere, da un lato, le caratteristiche del disturbo del comportamento e, dall’altro, le peculiarità della patologia che ha danneggiato il sistema nervoso di un suo paziente, passato alla cronaca con il nome di “Tan”, unico suono che riusciva a pronunciare, affetto da afasi

In limine vitae

In limine vitae - Giovanni Sicuranza Sa, Alfonso Vasari, Professore della Cattedra di Medicina Legale di Lavrange, che è terminato il tempo dell'ultima autopsia. Tra le dita bianco lattice, tra polpastrelli con ovali di sangue rubino, nei fruscii di tessuti sfiniti, stringe il muscolo più bello e nobile del suo cadavere. Il cuore della donna è sano, anche dopo la fine, nonostante si stia già trasformando in altro. Tre i bambini, tre le giovani donne, uno l'uomo anziano; sette le vite passate alla morte per gravi politraumatismi da investimento pedonale. Tutte avevano un cuore che avrebbe respirato ancora a lungo.  E' delicato, Vasari, mentre lascia andare il muscolo della ragazza nel piatto della bilancia, nero di memorie, di sangue e di organi. 260 chilogrammi, legge sul display verde, e spunta una voce tra gli appunti. Solo un fremito di esitazione, poi con la biro, segna qualcosa, veloce, sussulti blu notte sulla pagina grigia, che potrebbero essere ortogra