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Visualizzazione dei post da agosto, 2010

Storie da Città di Solitudine e dal Km 76. Dove la morte è poesia.

Si tratta della mia ultima opera in fase di pubblicazione. Un romanzo formato da racconti a intreccio. Questa la schematica presentazione: "In una notte sospesa dei nostri tempi, il custode del cimitero di Fine Viaggio termina il suo percorso terreno adagiato tra le dimore dei defunti del paese. Ha una storia che riguarda ognuno di loro, una storia che ha appreso osservando giorno dopo giorno le foto sulle lapidi. Follie, tragedie, amori intensi e malati. I racconti si sviluppano a intreccio durante la lucida agonia del custode. Fino all’epilogo, con l’ultima storia, un segreto di morte che riguarda proprio il custode.         Dove la morte è poesia Ho già dato l'anteprima di alcuni brani, qui inserisco un'ultima. Se, per sbaglio e persino, a qualcuno interessa, al momento si trova su: http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=496213 Cimitero della Lontananza A volte le sere di Fine Viaggio sono così alte nel cielo che a scrutarle non b

fame

A proposito della tecnica dello straniamento, ripropongo in questo blog un mio racconto di oltre un anno fa. fame di Giovanni Sicuranza Ha fame. E non si può dargli torto. Ha atteso questo momento in silenzio, senza curarsi di null’altro che assaggiare il cibo, così indifferente alle voci che intorno diventavano sempre più aspre, addirittura sempre più taglienti, fino a diventare urla quando lui ha iniziato a dire la sua. Finalmente. Ora azzanna la carne con tale rapidità che difficilmente riuscirebbe a respirare, se respirare avesse comunque senso. Confinato in un mondo buio, privo di stimoli, serrato tra una folla di suoi simili, adesso è così avido di nutrimento che ogni sua energia esplode nei tuffi dentro il cibo. Vi entra con quasi tutto se stesso, in un istante di assoluto appagamento, e poi risale nell’aria, lungo una scia di liquido che non basta mai a dissetarlo. E allora ecco, ancora uno slancio, il gusto intenso del morso, il potere della penetr

Storie dal km 76 - I nostri defunti

Storie dal km 76 I nostri defunti racconto di Giovanni Sicuranza L’agriturismo tace. Solo il cartello all’ingresso recita ancora, la voce sbiadita di rosso, “Benvenuti al Km 76”. Varcata la soglia, il giardino diventa una chiazza di marciume e putredine, che copre il verde e lo rende scuro, cupo. Le pareti in legno della struttura traballano tra edera e muffa; i pilastri di basalto si ergono ancora, neri, bastoni della loro stessa solitudine. In veranda è rimasto un tavolo, anch’esso in legno; lungo, spoglio di tovaglia e commensali. Gli insetti lo percorrono, veloci, come se fossero su un’autostrada. Due anni sono bastati per questo sfacelo. Osvaldo, detto “il Breccia”, sospira, la mano che esita sulla maniglia dell’ingresso principale. Brandelli di ragnatela la decorano, o forse la rinforzano. L’uomo spinge, come aspettandosi resistenza, ma la porta si apre, docile, senza gemere. Il gemito arriva invece dal Breccia. Una cappa di marcio e chiuso gli crolla addosso e lo tien