Eccomi.
Scusa la caduta di questo esordio, senza respiro di carezze. Da quando ci permettono solo incontri fruscianti sulla carta non riesco ad aprirmi come prima.
Eccomi non è comunque meno importante di “mio caro” o “mio amato”.
Anzi, mi tiene fermo sulla terra, mi lascia il ricordo di un sapore, quello di esistere.
Eccomi ancora per poco, ma
l’inchiostro scivola veloce su questa carta, i miei pensieri si affannano dietro il suo percorso.
E io ho occhi già spenti.
Tu conosci il vento della mia carne, lo hai assaporato di passione.
Una passione che abbiamo chiuso nella solitudine dei sospiri solo per quanto ti è accaduto.
Io ora sono insonnia sospesa nell’attesa del verdetto.
Ho pregato fino a questa notte. A differenza di te, lo so.
Anche a distanza vedo le gocce di vita sul tuo volto, ascolto il gioco frizzante nei tuoi pensieri.
Mi hai reso forte, oltre le mie fragili sicurezze d’ombra, ma ora che non ci sei, ora che il nostro amore lontano pretende i suoi ricordi per baciarli, annusarli, amarli e riviverli, ora io
eccomi, mio caro.
Un’ultima volta a te, prima del nulla.
Abbiamo rifiutato le convenzioni stese sulla vita come piatto asfalto per scoprire ogni ciottolo del nostro sentiero.
Sai che per te sono stato allontanato dalla famiglia.
Mormorato e non più ascoltato.
Però ho pregato, per la forza che mi dava il nostro amore nell’abisso dei pensieri.
Ed ora, da mesi, non sento più il tuo odore.
La casa è muta penombra che scende fino al pavimento e copre ogni angolo, fino alla mia mente.
Scusa, amore, sta diventando buio. Non ricordo nemmeno più quanto farmaci ho preso.
Io ho dato tutto me stesso e so che tu sei stato semplicemente
tu
come sei.
Per me.
Sei un uomo forte, lo credo ancora, anche se ti hanno chiuso nel silenzio di un ospedale condannato a scontare una vita da sieropositivo.
Hanno soppesato prima te, poi hanno socchiuso gli occhi su di me; infine con maschere di lontana compassione ti hanno informato che rientri tra le categorie a rischio.
Tu sorridevi.
Prima di scoprire la tua nuova sessualità hai lasciato una moglie che ha disseminato amanti virili senza prendere precauzioni.
È stata l’ultima volta che ti ho visto.
Voglio solo scriverti ancora che io so, e che ti sono vicino, anche se il mio respiro finisce. Anche se non ho l’aiuto della mia famiglia, della mia comunità.
Nemmeno di colui che ho sempre pregato.
Sì, l’ho sentito parlare un’ultima volta. Mi ha condannato.
Ha detto che l’amore di tutte le coppie non unite in matrimonio è debole.
E ha precisato che quello delle coppie omosessuali è contro Dio.
Il nostro amore urlato era dunque debole per tutti.
Ed io ho pregato un dio che mi è nemico.
Il Papa lo ha capito e lo ha annunciato al mondo.
Ora sono davvero solo. Debole senza te.
Vado via, amore mio.
E, ancora, ti saluto nell’unico modo che mi lascia concretezza mentre già si dissolvono le illusioni.
Fino a quando sarai,
eccomi.
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