Dammi una mano
a cantare
del tuo
suicidio assopito
di intenzioni.
Hai declamato
sul battito incoerente
del tuo cuore
incredulo sempre
di essere ancora qui.
Intorno al tuo grigio
respiro pesante,
dentro tane umide
di divieti e tabù,
vivi parole lente
svuotate di sudore.
E allora
dammi quella mano
affinché io violi
la tua esitazione
immobile nei
parcheggi annebbiati
dei Grandi Moralismi.
Poi potremo cantare
festivi
alla tua morte:
"E' di nuovo vivo.
Infine libero e dignitoso".
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