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Visualizzazione dei post da 2009

Recensione di "Quando piove"

Questa non me la lascio scappare, tronfio di miope egocentrismo quale sono. Thrillermagazine, una delle principali riviste on line di genere giallo e affini, pubblica oggi una recensione del mio romanzo: "Una Villa misteriosa… Quando piove di Giovanni Sicuranza, Montag editore 2009. Una Villa misteriosa che si amplia sempre di più, delle morti altrettanto misteriose, un medico in pensione che soffre di incubi, una dottoressa piena di dubbi, un intreccio perverso di interessi politici ed economici. Questo il succo in poche parole. Ma se vogliamo approfondire allora notiamo che la Villa è nello stesso tempo una casa di riposo, un centro specialistico privato dell'infortunistica, uno studio medico legale convenzionato con le compagnie assicurative e pure un centro di accoglienza per le donne del sahel costrette a subire l'infibulazione. Possiamo, dunque, immaginare il giro di affari sporchi che ci girano intorno e le lotte di potere che ne scaturiscono. Morti so

ancora intorno a "Quando piove"

Visto che al momento, a parte il romanzo "Lungo il vento", terminato, non sto scrivendo altro, mi crogiolo nel monotema: "Quando piove", oltre ad essere presente in alcune librerie (e ordinabile in quasi tutte), è acquistabile on line:  1) http://www.ibs.it/code/9788895478944/sicuranza-giovanni/quando-piove.html 2) http://www.webster.it/libri-quando_piove_sicuranza_giovanni_montag-9788895478944.htm 3) http://www.libreriauniversitaria.it/quando-piove-sicuranza-giovanni-montag/libro/9788895478944

senza fondo (e fondi)

Ecco un esempio di come si può cadere in basso per un'illusione di fugace notorietà. Il link porta a un video amatoriale (più amatoriale che video), un trailer pubblicitario (sicuri? mi sa che farà calare ulteriormente le poche vendite): http://www.youtube.com/watch?v=VnyxZuBmQok Complimenti sinceri a chi resisterà fino alla fine.

c'è chi apprezza almeno un mio racconto

Ovviamente per motivi egocentrici, riporto la recensione del Gruppo di Lettura della rivista letteraria "Progetto Babele". A dirla tutta, per il mio racconto "Cavallette sul selciato", "elevato" a maturità, un altro era stato "abbattuto" dal Gruppo stesso. Ecco il testo inviatomi via mail dalla rivista: "Davvero un gran bel racconto. E\' molto intenso, drammatico e malinconico eppure non \"appesantisce\" il lettore che ne segue l\'evoluzione. Il risvolto inatteso rivelato nel finale è un eccellente colpo di genio dell\'autore che introduce così un tema scottante e attualmente molto sentito: l\'eutanasia, la dolce morte. La scena si svolge lungo la strada di un cimitero e all\'entrata di questo. Il medico legale che è stato chiamato per vertificare la morte di una donna proprio sotto un grande faggio all\'entrata del camposanto ci farà condividere i suoi pensieri e le sue emozioni ed il suo modo di racc

inciviltà carrabile

La lettura di questo blog è lunga, articolata, con tratti di ironia in una drammaticità crescente. Il modo con cui si svolgono i fatti è esempio pratico, quotidiano, di un senso civico, e forse di un'umanità, in erosione: http://casalecchiodireno-passocarraio.blogspot.com/

"Montreal", una nuova serie su "CronacaComics"

Non credevo si arrivasse a tanto, ma sembra proprio che nel panorama di successo dei fumetti sia nato un nuovo personaggio ("Montreal"). Il propagonista è un medico legale, di cui sono il consulente (o è il contrario?). Anche se ha tipiche frasi mie, almeno gli Autori hanno avuto il buon gusto di disegnarlo con aspetto diverso dal mio. Per saperne di più, rinvio al link http://fumetti542.altervista.org/wordpress/?p=333

Quando piove

Montag Editore propone il mio romanzo al prezzo di euro 14.50. Vi sembra caro? E ancora non sapete quanto è povera la trama! Per scoprirlo andate al link della casa editrice: http://www.edizionimontag.com/shop/scheda.asp?id=208

la pentola

Italo osserva la pentola in alluminio, una pentola così lucida, che vorrebbe distruggerla, disintegrarla. Almeno la smetterebbe di guardarlo di rimando con il riflesso dei suoi occhi. Italo le vede, le sue pupille agitate. Sono un ping pong nero e muto. Nient’altro. Rotolano sulle pennellate distorte di grigio della pentola e non hanno tregua. Ha solo pochi istanti di coscienza, Italo, e li sta gettando nella pentola. Solo nella stanza, non ha nemmeno una sedia dove afflosciarsi, perché tutto il mobilio è sparito nel vortice degli ultimi minuti. Priama il letto, no, prima la scrivania, oppure, aspetta … Italo fissa la pentola. Chissà perchèccavolo è rimasto solo questo tegame inutile. Schifosamente pulito. Mentre il resto del mondo è svanito, la pentola è ancora qui. Adagiata sul pavimento a riproporgli la sua immagine distorta, lui che nemmeno vorrebbe rivedersi, che è solo in attesa di raggiungere il resto della stanza. Forse la convessità della pentola non fa altro che rifle

precisazione precisa

Mi suggeriscono che, a scanso di equivoci vari ed eventuali, è auspicabile una mia dichiarazione e, pertanto, dichiaro, sotto la mia responsabilità, che, salvo diverse indicazioni, la prosa e i versi pubblicati in questo blog sono ideati da Giovanni Sicuranza e di proprietà del medesimo Giovanni Sicuranza . Come sono andato?

almeno una volta

almeno una volta – racconto di Giovanni Sicuranza Nella mia vita, vorrei morire almeno una volta. Ho sentito dire che alcuni ci riescono. Dimenticati, magari ritrovati, ma solo dopo secoli e solo con volti nuovi. Insomma, la vecchia storia finita, lasciata alle spalle senza rimpianti. E senza ricordi. Invece no, sono sempre qui, anno dopo anno. Nemmeno una variazione. Le membra ingiallite, le frasi che hanno perso il nero vigore di un tempo. Vado alla grande, no? Credo sia tutta colpa del fatto che, forse, nemmeno sono mai nato, perché ho sentito dire che chi non nasce non può morire. Non so, faccio le scuole elementari, mica sono istruito, io. Di libri, figuriamoci se mi interessa leggerne altri. Finito il mio turno, mi chiudo in un luogo buio. E aspetto, estraneo al tempo che passa per tutti. Sempre così la mia vita, senza affetti, senza emotività. Sono un tipo che non si concede più sentimentalismi, io, e in questo, almeno, vengo ricambiato. Passo di mano in man

i suoi occhi

Li trovo profondi, i suoi occhi. Così profondi che a volte, quando mi avvicino, mi devo appoggiare alla balaustra per vincere le vertigini. Lei mi osserva, silenziosa, perché ogni cosa da dire è già presente nel libro immenso di suoi occhi neri. Credetemi, ogni volta dentro loro c’è una frase per me. Ogni volta il suo sguardo ha una promessa che mi avvolge il corpo e mi fa sussultare di piacere. Gli altri dicono che è solo una femmina stupida, ma questo non conta. Sono miei compagni di vita, è vero, però non hanno mai brillato in fatto di femmine. Prendete Osvaldo, quello con le mani rattrappite da anni di gelo in mezzo alle montagne, che a stento regge ancora una bottiglia di vino. Scommetto che anche la sua testa è un blocco di ghiaccio, una calotta polare sotto la neve dei capelli bianchi. Lui dice che la mia femmina è buona solo a figliare e a nutrire. Non sa che non l’ho ucciso solo perché lei non vuole. Forse non ha gustato la carne di Aldo, il mio vicino. Aveva alzato le mani su

?

- Dove vuoi che vada … la domanda perde subito energia, il punto interrogativo che cade a terra, tra i piedi di Giulio e Romina. Lei abbassa gli occhi e lo vede. È come un serpente nero, la testa mozzata, puntiforme, appena staccata dal corpo. - Raccoglilo – sibila – Sai che non li sopporto. - Uh? – echeggia lui, le rughe della fronte che si innalzano perplesse. - I tuoi punti interrogativi. Li perdi sempre – Romina sbuffa – Mai una volta che riesci a decidere qualcosa. Sei una nullità piena di domande! Giulio si morde un labbro, poi si rende conto che non è quello il modo di accontentare Romina. In realtà è da mesi che non riesce ad accontentare Romina. Torna a casa usurato da un lavoro di topo impiegatizio e lei è il gatto che inarca la schiena alla sua pigrizia. Cerca di rilassarsi con i fumetti, la sua passione, e lei diventa la gomma che cancella il relax con la pretesa di uscire, subito, di fare un giro, muoviti, tanto-non-mi-porti-mai-da-nessuna-parte. Allor

ancora

Tutte le volte che la guardava, lei era altrove. Gli occhi altrove. Belli, spalancati di verde. Ma altrove. Allora lui ricominciava a smarrirsi, lungo l’indifferenza delle pareti rugose della stanza. Rilassa il viso, scuoti le spalle, si esortava, anche se i denti si stringevano forte, uno sull’altro, anche se la schiena diventava cemento. Resisteva un paio di secondi. Poi si voltava ancora, in uno spasmo di angoscia, a cercare un cenno da lei. Tutto intorno, davanti, ai lati, solo oscurità. Lei c’era. Ma assente, altrove. Le braccia sul seno, chiuse al desiderio di lui. I peli arricciati del pube, radici nere che affondavano nei segreti della femminilità, ma che nulla svelavano. Andò avanti così, per un tempo sconosciuto, fino a quando l’alba gettò un raggio di coscienza sull’uomo. Passo dopo passo, silenzioso, lui andò alla porta. Il pensiero, improvviso, lo abbracciò, freddo, e lo fece ciondolare sull’uscio. Come tutte le altre, anche lei è morta. E quando vide che il sangue della d

Predazione

Ogni passo che muove è silenzio notturno. Valentina lo sente, lo assapora questo silenzio del corpo. È battito cardiaco che le scorre dentro e scivola fino ai piedi, amplificato dai tacchi degli stivali. Valentina ascolta, si ferma. Guarda. Il vicolo è un imbuto, compresso dalle pareti del cimitero da un lato, da quelle della chiesa dall’altro. Pareti pallide sotto la luna, rugose. Pareti che invitano al silenzio. Valentina sorride. Inspira a fondo la brezza, ne accarezza ogni colore notturno, poi solleva un tacco e cala il piede a terra. tac, è il suo cuore sull’asfalto tac, risponde l’altro tacco Valentina accelera. tac tac tac Corre, corre veloce e il sorriso diventa sempre più ampio, come se le lebbra fossero tirate indietro dal vento, fino a diventare ghigno. Il muro del cimitero è robusto, ma c’è lato fragile, dove l’ha colpito un camion, due giorni fa. Dal crollo e da quello che è rimasto della cabina del camion, l’energia cinetica che ne è scaturita deve essere stata spettacola

Neurotopia

Non è il caso, credimi, di respirare parole, queste sudate emozioni. Addormenta la pelle, è affannata coscienza. Neurotopia è oltre la nebbia, mio caro Italo. Più in basso dell’ipertrofia dei diritti. Più in alto dell’ipotrofia dei doveri. Neurotopia è oltre la nostra Storia, Italo straniero.

sguardi

Gli occhi dell’uomo nell’occhio nero. Si conoscono, si osservano da tempo. Hanno trascorso gli ultimi anni fianco a fianco, sempre in silenzio, consapevoli che sarebbe bastato un fremito ad unirli. Consapevoli che questi sono anni di fremiti, che dividono e spezzano. Oggi l’uomo desidera quel fremito come non mai. L’occhio nero è dilatato nel suo, una promessa che riflette fiamme. La stanza non è in penombra. La vita dell’uomo sì. Combatte con la camicia nera a fianco dei vecchi alleati, adirato per il tradimento del Re, confuso, sempre più confuso, mentre il mondo promesso annega nella guerra civile. Oggi piange solo per la sua famiglia. La sua famiglia che era Perché sventrarsi nei ricordi di cos’era? Era, la sua famiglia. Non è. Non sarà. Gli occhi lucidi dell’uomo con la camicia nera ammiccano all’occhio nero. Fuori è iniziata la resa dei conti. La casa dell’uomo nero è rossa di fuoco e di urla. Maledicono la sua collaborazione con i traditori della Patria, schiumano desiderio di g

non basta una volta

La prima volta, Italo morì nel tepore del letto. La seconda, nel ghiacciaio del suo corpo. La terza, nell’anarchia cellulare. La quarta, nel ribollire della putrescenza. Ma la morte inutile, Italo la vive oggi. Negli occhi dei visitatori del cimitero, occhi che scivolano sulla foto della lapide. Ogni giorno assenti.